
Una pistola in vendita (1935, ora riproposto da Sellerio nella traduzione di Adriana Bottini) è tra i primi romanzi di Graham Greene e, in generale, tra i primi lavori pubblicati dallo scrittore. È un testo che precede le esperienze per cui Greene è noto, come il ruolo ricoperto nei servizi segreti o i lunghi viaggi che lo porteranno a girare il mondo, per quanto prefiguri in nuce questi aspetti e sembri presupporre alcuni ferri del mestiere. L'abilità di scomparire tra la folla o cosa si provi nel sentirsi espunto dal tessuto sociale sono capacità e sentimenti che Greene ha affinato da ragazzo, quando è stato oggetto di bullismo alla Berkhamsted School di cui suo padre era preside, non ha avuto perciò bisogno di fare esperienza nello spionaggio per poterli riversare in Raven, il protagonista antieroe del romanzo.
Raven, perduti i genitori in circostanze drammatiche e cresciuto in collegio, si ritrova ben presto a navigare in cattive acque. Porta su di sé lo stigma, un marchio che lo isola e abitua a essere rifuggito da sguardi indiscreti che scivolano via dal suo viso quanto più in fretta possibile. La deformità costituisce il solo tratto distintivo della sua esistenza, è ciò che attrae e respinge lo sguardo, che lo rende repellente e al tempo stesso ne certifica l'esistenza in vita. Anche la descrizione che Scotland Yard diffonde di lui è quanto mai generica ad eccezione del dettaglio che lo determina: “James Raven. Età: circa ventotto anni. Facilmente riconoscibile per il labbro leporino. Altezza di poco superiore alla media”. Raven è drammaticamente consapevole della situazione e cerca con ogni mezzo di fortificare se stesso contro la delusione. Sai, io ho studiato ripete fino allo sfinimento a chiunque incontra come ultima, salvifica, quanto inutile carta da giocare per essere accettato. Sa anche di non poter sperare nell’amore in conseguenza della sua bruttezza, e fino a quando non incontra Anne o, meglio, il persistere dello sguardo di lei sul suo labbro senza che ne trapeli orrore, è una sofferenza che riesce a dominare. È questa la ragione per cui l'antagonista di Raven, killer scrupoloso, chirurgico nel preparare l'operazione per la quale viene assoldato, non poteva essere che una donna.
Quando Greene scrive Una pistola in vendita, Hitler è già Führer e Mussolini dittatore da un decennio, è naturale perciò che senta il conflitto approssimarsi e questa tematica diventi fondante per il romanzo. Non a caso il libro si apre con l'omicidio del pacifista ministro della Guerra cecoslovacco, un episodio che richiama alla mente l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo a Sarajevo, casus belli della grande guerra. Sono gli stessi personaggi di Greene a rievocare l'episodio, i fidanzati Anne Crowder e Jimmy Mather, in un dialogo che nelle prime pagine del romanzo manifesta l'attesa snervante dello scoppio del conflitto. Lei, attrice di teatro disoccupata e squattrinata, lui sergente investigativo, finiranno per intrecciare la loro vita con quella di Raven. Quando Anne lo incontra sente che le ragioni per cui Raven è ricercato hanno a che fare con la guerra imminente e che aiutare Raven proprio nel momento in cui si trova più solo di quanto non sia mai stato potrebbe anche significare impedirla.
Greene pone così i fidanzati, Anne e Mather, sui due lati opposti del campo da gioco. Se lei, personaggio funzionale a indagare come il bene possa compiersi anche se posto al servizio del male e quale influenza salvifica riesca ad esercitare, persegue il proprio obiettivo attraverso Raven, Mather si limita a svolgere il proprio lavoro entro i confini che la legge gli consente e è forse per questo che arriverà sempre troppo presto o troppo tardi dove c'è più bisogno di lui, risultando inutile alla determinazione degli eventi. Anne, invece, ostinandosi a voler impedire lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale supera, per riuscirci, anche i limiti del buon senso: A lei stessa suonava pretestuoso e visionario dire che lo aveva fatto per fermare la guerra.
Se da un lato sembra che Greene voglia suggerire che solo una donna potrebbe rivestire il ruolo che affida ad Anne, affetta dagli stereotipi tipici che affliggono da sempre il genere femminile: emotiva, irrazionale, incoerente; dall'altro lato è a una donna che Greene affida il compito di salvare il mondo, come se negli uomini non fidasse più a sufficienza. Mather, dal canto suo, non si lascia mai sopraffare dalle emozioni, nemmeno quando dovrà fare i conti con l'incomprensibile ruolo della fidanzata nella vicenda. E persino quando si troverà faccia a faccia con Raven non si dimostrerà all'altezza della situazione uscendone vivo solo perché lui lo permetterà. A quel punto, infatti, per Reven tutto è compiuto, vendetta è fatta e i peccati sono stati confessati a Anne che, accogliendoli, poco importa con che spirito, ha permesso che venissero liberati e consentito la sua redenzione. Quando Raven guarda Mather oltre il vetro che li separa ciò che sente è che Era cosciente soltanto di un dolore e di una disperazione simili a una stanchezza mortale più che ad ogni altra cosa. A Mather è riservato il solo compito di prenderne atto.
Poche pagine prima, quando Anne ancora ignora che è proprio Raven a aver ucciso il Ministro della Guerra cecoslovacco facendo precipitare gli equilibri internazionali, gli sussurra Ricordi quello che ti dicevo, che non riescono a inventare una maschera antigas che vada bene per i neonati? Ecco, è questo il pensiero che lo tormenterà: le madri vive, che guardano i loro bambini morire soffocati. Impedirlo è evidentemente la spinta più forte nel romanzo, più forte anche di chi ha commissionato l'omicidio, calcolando che con la guerra la sua industria di armamenti avrebbe prosperato. È un auspicio quello di Greene, una preghiera destinata a cadere presto nel vuoto.
Solo con il suo ultimo respiro Raven trova una forma compiuta che lo ricongiunge, almeno metaforicamente, a Anne: si sentì come se dovesse partorire quel dolore così come una donna partorisce un bambino, e singhiozzava e gemeva nel travaglio. Alla fine il dolore fu espulso, ed egli seguì nello spazio vuoto e desolato quel suo unico figlio.
Raven, perduti i genitori in circostanze drammatiche e cresciuto in collegio, si ritrova ben presto a navigare in cattive acque. Porta su di sé lo stigma, un marchio che lo isola e abitua a essere rifuggito da sguardi indiscreti che scivolano via dal suo viso quanto più in fretta possibile. La deformità costituisce il solo tratto distintivo della sua esistenza, è ciò che attrae e respinge lo sguardo, che lo rende repellente e al tempo stesso ne certifica l'esistenza in vita. Anche la descrizione che Scotland Yard diffonde di lui è quanto mai generica ad eccezione del dettaglio che lo determina: “James Raven. Età: circa ventotto anni. Facilmente riconoscibile per il labbro leporino. Altezza di poco superiore alla media”. Raven è drammaticamente consapevole della situazione e cerca con ogni mezzo di fortificare se stesso contro la delusione. Sai, io ho studiato ripete fino allo sfinimento a chiunque incontra come ultima, salvifica, quanto inutile carta da giocare per essere accettato. Sa anche di non poter sperare nell’amore in conseguenza della sua bruttezza, e fino a quando non incontra Anne o, meglio, il persistere dello sguardo di lei sul suo labbro senza che ne trapeli orrore, è una sofferenza che riesce a dominare. È questa la ragione per cui l'antagonista di Raven, killer scrupoloso, chirurgico nel preparare l'operazione per la quale viene assoldato, non poteva essere che una donna.
Quando Greene scrive Una pistola in vendita, Hitler è già Führer e Mussolini dittatore da un decennio, è naturale perciò che senta il conflitto approssimarsi e questa tematica diventi fondante per il romanzo. Non a caso il libro si apre con l'omicidio del pacifista ministro della Guerra cecoslovacco, un episodio che richiama alla mente l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo a Sarajevo, casus belli della grande guerra. Sono gli stessi personaggi di Greene a rievocare l'episodio, i fidanzati Anne Crowder e Jimmy Mather, in un dialogo che nelle prime pagine del romanzo manifesta l'attesa snervante dello scoppio del conflitto. Lei, attrice di teatro disoccupata e squattrinata, lui sergente investigativo, finiranno per intrecciare la loro vita con quella di Raven. Quando Anne lo incontra sente che le ragioni per cui Raven è ricercato hanno a che fare con la guerra imminente e che aiutare Raven proprio nel momento in cui si trova più solo di quanto non sia mai stato potrebbe anche significare impedirla.
Greene pone così i fidanzati, Anne e Mather, sui due lati opposti del campo da gioco. Se lei, personaggio funzionale a indagare come il bene possa compiersi anche se posto al servizio del male e quale influenza salvifica riesca ad esercitare, persegue il proprio obiettivo attraverso Raven, Mather si limita a svolgere il proprio lavoro entro i confini che la legge gli consente e è forse per questo che arriverà sempre troppo presto o troppo tardi dove c'è più bisogno di lui, risultando inutile alla determinazione degli eventi. Anne, invece, ostinandosi a voler impedire lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale supera, per riuscirci, anche i limiti del buon senso: A lei stessa suonava pretestuoso e visionario dire che lo aveva fatto per fermare la guerra.
Se da un lato sembra che Greene voglia suggerire che solo una donna potrebbe rivestire il ruolo che affida ad Anne, affetta dagli stereotipi tipici che affliggono da sempre il genere femminile: emotiva, irrazionale, incoerente; dall'altro lato è a una donna che Greene affida il compito di salvare il mondo, come se negli uomini non fidasse più a sufficienza. Mather, dal canto suo, non si lascia mai sopraffare dalle emozioni, nemmeno quando dovrà fare i conti con l'incomprensibile ruolo della fidanzata nella vicenda. E persino quando si troverà faccia a faccia con Raven non si dimostrerà all'altezza della situazione uscendone vivo solo perché lui lo permetterà. A quel punto, infatti, per Reven tutto è compiuto, vendetta è fatta e i peccati sono stati confessati a Anne che, accogliendoli, poco importa con che spirito, ha permesso che venissero liberati e consentito la sua redenzione. Quando Raven guarda Mather oltre il vetro che li separa ciò che sente è che Era cosciente soltanto di un dolore e di una disperazione simili a una stanchezza mortale più che ad ogni altra cosa. A Mather è riservato il solo compito di prenderne atto.
Poche pagine prima, quando Anne ancora ignora che è proprio Raven a aver ucciso il Ministro della Guerra cecoslovacco facendo precipitare gli equilibri internazionali, gli sussurra Ricordi quello che ti dicevo, che non riescono a inventare una maschera antigas che vada bene per i neonati? Ecco, è questo il pensiero che lo tormenterà: le madri vive, che guardano i loro bambini morire soffocati. Impedirlo è evidentemente la spinta più forte nel romanzo, più forte anche di chi ha commissionato l'omicidio, calcolando che con la guerra la sua industria di armamenti avrebbe prosperato. È un auspicio quello di Greene, una preghiera destinata a cadere presto nel vuoto.
Solo con il suo ultimo respiro Raven trova una forma compiuta che lo ricongiunge, almeno metaforicamente, a Anne: si sentì come se dovesse partorire quel dolore così come una donna partorisce un bambino, e singhiozzava e gemeva nel travaglio. Alla fine il dolore fu espulso, ed egli seguì nello spazio vuoto e desolato quel suo unico figlio.
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