
Venerdì 1 marzo alle ore 21.00, Totò Cavaleri insieme a Militant A presenterà il libro Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo a Palermo, al PunkFunk di via Napoli 10.
Dopo la presentazione seguirà uno showcase live. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con Booq e Arci Porco Rosso.
“Ogni persona è una storia, è la sua storia, nelle mille storie umane che amo”, così cantava Militant A nel nel disco d’esordio degli Assalti Frontali, uscito ormai 25 anni fa. Disco che, a sua volta, faceva seguito a Batti il tuo tempo dell’Onda Rossa Posse, vero capostipite della stagione delle Posse, nella quale ricerca musicale, attivismo politico e sperimentazione linguistica si sarebbero fusi in modo dirompente, trovando nella nascita a macchia d’olio di una nuova generazione di centri sociali la propria casa naturale.
Quell’Ep rappresentò un vero e proprio spartiacque tra ’80 e ’90. In quel momento non solo nasceva il rap in italiano, ma buona parte della musica indipendente nostrana ne sarebbe uscita stravolta. Per dare conto dell’importanza che rappresentò quella sperimentazione anche dal punto di vista del linguaggio, basti dire che alcuni gruppi storici già attivi negli anni ’80, che fino ad allora avevano pubblicato dischi in inglese (Gang, Casino Royale, Afterhours, Africa Unite), da lì in poi iniziarono a cantare in italiano.
Adesso sono passati quasi trent’anni, gli Assalti hanno pubblicato otto dischi, fatto migliaia di concerti, probabilmente raccolto meno di quanto seminato, ma la loro è una di quelle storie che non si misura in termini di mercato, ma attraverso la ricchezza condivisa con le mille storie umane incontrate.
Questa ricchezza fatta di relazioni solidali e felicità condivisa, tesori da custodire ed alimentare, si ritrova in Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo (goodfellas, 2018),nuovo libro di Militant A, che degli Assalti Frontali rappresenta cuore, mente e voce.
Questo nuovo libro continua il discorso interrotto nel precedente Soli contro tutto, più incentrato sulla scuola e la lotta contro il ddl Gelmini, ma fa i conti anche con il primo libro di Militant A, quel gioiellino che èStorie di assalti frontali. Conflitti che producono banditi, uscito nel 1997, in cui si raccontava la storia, al tempo stesso individuale e collettiva, della colonna sonora di una generazione in perenne movimento.
Tutti insieme questi libri vanno a comporre delle mappe della libertàin cui si connettono mille luoghi di quotidiana resistenza. Ogni storia raccontata è un nuovo tassello in un mosaico composto da persone che spendono la loro vita quotidiana per alimentare solidarietà e rispetto, coniugare lotta politica e ricerca del senso da dare alle proprie esistenze precarie.
Non a caso il tono con cui Militant A racconta in prima persona le vicende in cui si trova immerso, resta sospeso a metà strada tra l’epico e l’intimo. Tanto che si tratti di raccontare grandi movimenti politici, come quando al centro del discorso ci sono esperienze di vita quotidiana, si tratta sempre di fare i conti con tutti i dolori e le batoste che la vita comporta (c’è sempre un motivo per andare in paranoia), ma anche con una felicità sempre da strappare.
Di questo immaginario la storia di Assalti Frontali è piena, già dalle copertine dei loro dischi: un ragazzo che cammina di notte da solo avvolto dal colore arancione (Terra di nessuno), oppure in equilibrio sul cornicione di un palazzo (Conflitto), Militant A che, citando una celebre foto di Malcolm X, impugna un microfono al posto del mitragliatore (Mi sa che sta notte). E poi le copertine (ben tre: Banditi, Profondo Rosso e Mille gruppi avanzano) nelle quali compare un lupo solitario, pronto a colpire in agguato, un lupo che ha imparato ad essere disciplinato.
In questo nuovo libro, che già dal titolo sottolinea l’importanza che ogni lotta politica parta da ciò che ha di più vicino, c’è il racconto dei laboratori tenuti nelle scuole, nei quali condividere, con ragazzi di ogni età, l’amore per il rap, poesia della strada. Le pagine sono piene delle rime uscite fuori in quelle occasioni, in cui Militant A rivendica costantemente che quel linguaggio, sin dalle sue origini, serve a portare un messaggio di amore, giustizia, fratellanza e pace.
Quei laboratori, infatti, lo porteranno, insieme ai compagni di strada fidati (mai soli per il mondo), fino in Libano, con il progetto Rap 4 peace, per portare quel messaggio proprio in quei luoghi che da sempre sono simbolo della guerra. Per scoprire che perfino a Sabra e Shatila una scuola può tutto.
Il libro continua raccontando storie che erano già finite dentro i suoi dischi: la fratellanza con la comunità rom, le lotte contro l’amianto, e poi la scoperta del Lago che combatte, storia dal sapore magico di un bacino d’acqua naturale nato dietro il centro sociale ex Snia a Roma in un’area strappata alla speculazione edilizia.
Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo è un libro che fa bene, che aiuta a riconnettersi con la propria storia, che spinge ad interrogarsi sul cosa farsene di quel tesoro che si continua a portare dentro. Il libro di Militant A ci dice che è sempre possibile fare qualcosa, anche quando sembra proprio che non ci sia più niente da fare.
Chi ha vissuto la storia dei centri sociali italiani, chi è cresciuto dentro i movimenti, chi a Genova ha sperimentato la propria perdita dell’innocenza, sa che immenso patrimonio di vissuti, saperi, relazioni e pratiche ha condiviso e accumulato (troppo da difendere). Ma sa anche come è difficile restare sempre all’altezza. Conosce quanta fatica comporta continuare ad avere nuove storie da scrivere.
All’improvviso ci si ritrova ad essere genitori, e non più figli, e si inizia a fare parte di una nuova comunità, con persone che vengono da storie diverse e con le quali istintivamente viene voglia di entrare in connessione.
Il problema è allora come tenere fede alla propria storia, senza restare imprigionati dalla maschera che ci si è costruiti. Fare a meno della nostalgia ed essere pronti a rigiocare i propri miti, andare sempre a liberare il bue che gira intorno al suo solco, ma in un terreno nuovo, privo di steccati. Capire come continuare ad usare quel microfono che ci si ritrova ancora tra le mani, magari sollevando il cappuccio della felpa e iniziando a respirare una nuova aria, facendo a meno del senso di colpa universale, ma continuando a sentire una sana responsabilità verso le generazioni a venire.
Dopo la presentazione seguirà uno showcase live. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con Booq e Arci Porco Rosso.
“Ogni persona è una storia, è la sua storia, nelle mille storie umane che amo”, così cantava Militant A nel nel disco d’esordio degli Assalti Frontali, uscito ormai 25 anni fa. Disco che, a sua volta, faceva seguito a Batti il tuo tempo dell’Onda Rossa Posse, vero capostipite della stagione delle Posse, nella quale ricerca musicale, attivismo politico e sperimentazione linguistica si sarebbero fusi in modo dirompente, trovando nella nascita a macchia d’olio di una nuova generazione di centri sociali la propria casa naturale.
Quell’Ep rappresentò un vero e proprio spartiacque tra ’80 e ’90. In quel momento non solo nasceva il rap in italiano, ma buona parte della musica indipendente nostrana ne sarebbe uscita stravolta. Per dare conto dell’importanza che rappresentò quella sperimentazione anche dal punto di vista del linguaggio, basti dire che alcuni gruppi storici già attivi negli anni ’80, che fino ad allora avevano pubblicato dischi in inglese (Gang, Casino Royale, Afterhours, Africa Unite), da lì in poi iniziarono a cantare in italiano.
Adesso sono passati quasi trent’anni, gli Assalti hanno pubblicato otto dischi, fatto migliaia di concerti, probabilmente raccolto meno di quanto seminato, ma la loro è una di quelle storie che non si misura in termini di mercato, ma attraverso la ricchezza condivisa con le mille storie umane incontrate.
Questa ricchezza fatta di relazioni solidali e felicità condivisa, tesori da custodire ed alimentare, si ritrova in Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo (goodfellas, 2018),nuovo libro di Militant A, che degli Assalti Frontali rappresenta cuore, mente e voce.
Questo nuovo libro continua il discorso interrotto nel precedente Soli contro tutto, più incentrato sulla scuola e la lotta contro il ddl Gelmini, ma fa i conti anche con il primo libro di Militant A, quel gioiellino che èStorie di assalti frontali. Conflitti che producono banditi, uscito nel 1997, in cui si raccontava la storia, al tempo stesso individuale e collettiva, della colonna sonora di una generazione in perenne movimento.
Tutti insieme questi libri vanno a comporre delle mappe della libertàin cui si connettono mille luoghi di quotidiana resistenza. Ogni storia raccontata è un nuovo tassello in un mosaico composto da persone che spendono la loro vita quotidiana per alimentare solidarietà e rispetto, coniugare lotta politica e ricerca del senso da dare alle proprie esistenze precarie.
Non a caso il tono con cui Militant A racconta in prima persona le vicende in cui si trova immerso, resta sospeso a metà strada tra l’epico e l’intimo. Tanto che si tratti di raccontare grandi movimenti politici, come quando al centro del discorso ci sono esperienze di vita quotidiana, si tratta sempre di fare i conti con tutti i dolori e le batoste che la vita comporta (c’è sempre un motivo per andare in paranoia), ma anche con una felicità sempre da strappare.
Di questo immaginario la storia di Assalti Frontali è piena, già dalle copertine dei loro dischi: un ragazzo che cammina di notte da solo avvolto dal colore arancione (Terra di nessuno), oppure in equilibrio sul cornicione di un palazzo (Conflitto), Militant A che, citando una celebre foto di Malcolm X, impugna un microfono al posto del mitragliatore (Mi sa che sta notte). E poi le copertine (ben tre: Banditi, Profondo Rosso e Mille gruppi avanzano) nelle quali compare un lupo solitario, pronto a colpire in agguato, un lupo che ha imparato ad essere disciplinato.
In questo nuovo libro, che già dal titolo sottolinea l’importanza che ogni lotta politica parta da ciò che ha di più vicino, c’è il racconto dei laboratori tenuti nelle scuole, nei quali condividere, con ragazzi di ogni età, l’amore per il rap, poesia della strada. Le pagine sono piene delle rime uscite fuori in quelle occasioni, in cui Militant A rivendica costantemente che quel linguaggio, sin dalle sue origini, serve a portare un messaggio di amore, giustizia, fratellanza e pace.
Quei laboratori, infatti, lo porteranno, insieme ai compagni di strada fidati (mai soli per il mondo), fino in Libano, con il progetto Rap 4 peace, per portare quel messaggio proprio in quei luoghi che da sempre sono simbolo della guerra. Per scoprire che perfino a Sabra e Shatila una scuola può tutto.
Il libro continua raccontando storie che erano già finite dentro i suoi dischi: la fratellanza con la comunità rom, le lotte contro l’amianto, e poi la scoperta del Lago che combatte, storia dal sapore magico di un bacino d’acqua naturale nato dietro il centro sociale ex Snia a Roma in un’area strappata alla speculazione edilizia.
Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo è un libro che fa bene, che aiuta a riconnettersi con la propria storia, che spinge ad interrogarsi sul cosa farsene di quel tesoro che si continua a portare dentro. Il libro di Militant A ci dice che è sempre possibile fare qualcosa, anche quando sembra proprio che non ci sia più niente da fare.
Chi ha vissuto la storia dei centri sociali italiani, chi è cresciuto dentro i movimenti, chi a Genova ha sperimentato la propria perdita dell’innocenza, sa che immenso patrimonio di vissuti, saperi, relazioni e pratiche ha condiviso e accumulato (troppo da difendere). Ma sa anche come è difficile restare sempre all’altezza. Conosce quanta fatica comporta continuare ad avere nuove storie da scrivere.
All’improvviso ci si ritrova ad essere genitori, e non più figli, e si inizia a fare parte di una nuova comunità, con persone che vengono da storie diverse e con le quali istintivamente viene voglia di entrare in connessione.
Il problema è allora come tenere fede alla propria storia, senza restare imprigionati dalla maschera che ci si è costruiti. Fare a meno della nostalgia ed essere pronti a rigiocare i propri miti, andare sempre a liberare il bue che gira intorno al suo solco, ma in un terreno nuovo, privo di steccati. Capire come continuare ad usare quel microfono che ci si ritrova ancora tra le mani, magari sollevando il cappuccio della felpa e iniziando a respirare una nuova aria, facendo a meno del senso di colpa universale, ma continuando a sentire una sana responsabilità verso le generazioni a venire.
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