
NASCE PALERMOGRAD! LUNGA VITA A PALERMOGRAD!
Scritto da Giovanni Di Benedetto 21 gennaio 2015
Nasce PalermoGrad, uno spazio nella rete che intende attraversare steccati e liberare risorse e saperi al di fuori dei vincoli della grande narrazione della globalizzazione liberista. Siamo mossi dal desiderio di contrastare il dominio dell’astratto determinato dallo sviluppo mondiale del capitalismo. Dall’inasprirsi di questa dinamica sistemica che coinvolge su scala globale, e a tutti i livelli, i rapporti sociali di produzione, conseguono sfruttamento e degradazione del lavoro umano, del pianeta e di tutte le sue forme viventi, sperequazioni inaudite nella distribuzione della ricchezza, forme sempre più acute di disgregazione e alienazione sociale. Si creano forme sempre più devastanti di precarietà, si demolisce lo stato sociale e si liquidano i diritti e le tutele dei lavoratori. Come se non bastasse, degenera la stessa democrazia politica, si restringono gli spazi di partecipazione, si solidificano cultura dell’individualismo e dell’egoismo e, nella forma di un bonapartismo rozzo e oligarchico, si sedimenta la convinzione diffusa della necessità di un decisionismo leaderistico che non lascia spazio a possibili mediazioni autonome dei corpi intermedi e ad articolazioni sociali libere di guardare alla complessità dell’esistente.
Da oltre trent’anni assistiamo, soprattutto in Europa, all’abbandono di un sistema di sviluppo basato sul compromesso tra classi sociali antagoniste. Dall’avvento della Reaganomics e dalla caduta del muro di Berlino, il conflitto di classe si è fatto più feroce, a discapito delle classi lavoratrici. Sul piano della teoria economica si è assistito al sopravvento della scuola neoclassica su quelle cosiddette “eterodosse” fino al punto da assurgere a pensiero unico. Autori considerati eretici come Marx o Sraffa sono stati completamente dimenticati, mentre Keynes è stato relegato in quell’ibrido teorico rappresentato dalla sintesi neoclassica.
Questo spazio web è il frutto di un percorso seminariale plurale e condiviso da soggetti con idee e punti di vista differenti, nato oramai un quinquennio fa, che ha avuto lo scopo di acquisire - e far acquisire - dimestichezza con gli strumenti teorici che ci offrono i pensatori critici dell’economia dominante. Autori che, sebbene non siano più contemplati nei testi di economia politica e politica economica, possono invece offrire una chiave di lettura più vicina alla realtà, anche in considerazione dell’evidente fallimento del pensiero convenzionale nel decifrare e arginare le crisi economiche dello scorso e dell’attuale secolo.
La crisi, per l’appunto. Crisi economica e, diremmo a ragion veduta, crisi di civiltà. Di fronte a questa deriva regressiva nasce il bisogno di costruire luoghi, materiali e immateriali ad un tempo, in cui provare ad operare una ricomposizione della frammentazione sociale e politica, in cui produrre e rendere operante una resistenza all’omologazione delle culture dominanti e una elaborazione razionale di un mondo alternativo. Ci proponiamo, attraverso l’indagine del presente, di produrre, attraverso l’inchiesta, lo studio e la ricerca, la prefigurazione di un futuro differente in grado di fare tesoro degli errori del passato ma anche dell’immenso patrimonio storico consegnatoci dalle generazioni precedenti e, in particolar modo, dalla tradizione del movimento operaio e di tutti quei saperi (dal pensiero della differenza all’ecologismo, dalla storia sociale ai cultural e ai subaltern studies etc.) che rappresentano una risorsa ineludibile per chi voglia elaborare orizzonti di senso e immaginari nuovi. Senza per questo rintanarsi dentro il guscio del minoritarismo e della residualità nostalgica, ma anzi mettendo a valore quanto di buono è stato elaborato, con tutto il loro portato di emancipazione e liberazione, dalle esperienze storiche rivoluzionarie del Novecento.
Sarà questo, in breve, l’ambizioso compito che ci poniamo. Del resto, la vasta e costante partecipazione, l’attenzione che si è sviluppata nel corso delle nostre iniziative, il consenso costruito attorno alle problematiche sollevate, stanno lì a dimostrare che è possibile praticare l’obiettivo, e conseguire significativi risultati in termini di elaborazione di un ordine simbolico e di un orizzonte di senso alternativi.
Infine, siamo convinti che, per portare avanti il nostro lavoro, sia necessario tenere ferma una condizione preliminare: se vogliamo dare una voce ed un volto a tutte quelle vittime, lavoratori, giovani, donne, precari, anziani, che stanno pagando la crisi in prima persona, dovremo assumere, quale spazio centrale della nostra elaborazione, quello della dimensione della metropoli come luogo in cui si concentrano e dispiegano i dispositivi dell’accumulazione e i flussi della comunicazione, per tenere insieme locale e globale; ossia, per dare conto delle dinamiche relative alla centralizzazione e concentrazione dei capitali, che si sviluppano su scala transnazionale - e per fare risaltare l’elaborazione di forme organizzative in grado di fronteggiare l’intensificazione di spoliazioni e saccheggi e in grado di sedimentare pratiche di resistenza che si originano su di una dimensione prettamente territoriale - occorre avere consapevolezza del fatto che i due livelli si coniugano intrecciandosi inestricabilmente. Sappiamo che teoria e pratica non sono due sfere separate e non comunicanti ma un unico circolo pluridimensionale dove giocano a rincorrersi, gli uni con gli altri, livelli interagenti e contrapposti. Ogni ricerca autentica che dia una forma alle istanze di ribellione e resistenza non può che plasmarsi dentro gli interstizi di saperi critici e culture antagonistiche. E viceversa, non sono possibili comunità, libertà e uguaglianza se non si elaborano strategie teoriche efficaci nel misurarsi con la pervasiva diffusione dei dispositivi ideologici dominanti. Del resto, non è forse la contraddizione, leggasi il conflitto, il motore del mondo?
Scritto da Giovanni Di Benedetto 21 gennaio 2015
Nasce PalermoGrad, uno spazio nella rete che intende attraversare steccati e liberare risorse e saperi al di fuori dei vincoli della grande narrazione della globalizzazione liberista. Siamo mossi dal desiderio di contrastare il dominio dell’astratto determinato dallo sviluppo mondiale del capitalismo. Dall’inasprirsi di questa dinamica sistemica che coinvolge su scala globale, e a tutti i livelli, i rapporti sociali di produzione, conseguono sfruttamento e degradazione del lavoro umano, del pianeta e di tutte le sue forme viventi, sperequazioni inaudite nella distribuzione della ricchezza, forme sempre più acute di disgregazione e alienazione sociale. Si creano forme sempre più devastanti di precarietà, si demolisce lo stato sociale e si liquidano i diritti e le tutele dei lavoratori. Come se non bastasse, degenera la stessa democrazia politica, si restringono gli spazi di partecipazione, si solidificano cultura dell’individualismo e dell’egoismo e, nella forma di un bonapartismo rozzo e oligarchico, si sedimenta la convinzione diffusa della necessità di un decisionismo leaderistico che non lascia spazio a possibili mediazioni autonome dei corpi intermedi e ad articolazioni sociali libere di guardare alla complessità dell’esistente.
Da oltre trent’anni assistiamo, soprattutto in Europa, all’abbandono di un sistema di sviluppo basato sul compromesso tra classi sociali antagoniste. Dall’avvento della Reaganomics e dalla caduta del muro di Berlino, il conflitto di classe si è fatto più feroce, a discapito delle classi lavoratrici. Sul piano della teoria economica si è assistito al sopravvento della scuola neoclassica su quelle cosiddette “eterodosse” fino al punto da assurgere a pensiero unico. Autori considerati eretici come Marx o Sraffa sono stati completamente dimenticati, mentre Keynes è stato relegato in quell’ibrido teorico rappresentato dalla sintesi neoclassica.
Questo spazio web è il frutto di un percorso seminariale plurale e condiviso da soggetti con idee e punti di vista differenti, nato oramai un quinquennio fa, che ha avuto lo scopo di acquisire - e far acquisire - dimestichezza con gli strumenti teorici che ci offrono i pensatori critici dell’economia dominante. Autori che, sebbene non siano più contemplati nei testi di economia politica e politica economica, possono invece offrire una chiave di lettura più vicina alla realtà, anche in considerazione dell’evidente fallimento del pensiero convenzionale nel decifrare e arginare le crisi economiche dello scorso e dell’attuale secolo.
La crisi, per l’appunto. Crisi economica e, diremmo a ragion veduta, crisi di civiltà. Di fronte a questa deriva regressiva nasce il bisogno di costruire luoghi, materiali e immateriali ad un tempo, in cui provare ad operare una ricomposizione della frammentazione sociale e politica, in cui produrre e rendere operante una resistenza all’omologazione delle culture dominanti e una elaborazione razionale di un mondo alternativo. Ci proponiamo, attraverso l’indagine del presente, di produrre, attraverso l’inchiesta, lo studio e la ricerca, la prefigurazione di un futuro differente in grado di fare tesoro degli errori del passato ma anche dell’immenso patrimonio storico consegnatoci dalle generazioni precedenti e, in particolar modo, dalla tradizione del movimento operaio e di tutti quei saperi (dal pensiero della differenza all’ecologismo, dalla storia sociale ai cultural e ai subaltern studies etc.) che rappresentano una risorsa ineludibile per chi voglia elaborare orizzonti di senso e immaginari nuovi. Senza per questo rintanarsi dentro il guscio del minoritarismo e della residualità nostalgica, ma anzi mettendo a valore quanto di buono è stato elaborato, con tutto il loro portato di emancipazione e liberazione, dalle esperienze storiche rivoluzionarie del Novecento.
Sarà questo, in breve, l’ambizioso compito che ci poniamo. Del resto, la vasta e costante partecipazione, l’attenzione che si è sviluppata nel corso delle nostre iniziative, il consenso costruito attorno alle problematiche sollevate, stanno lì a dimostrare che è possibile praticare l’obiettivo, e conseguire significativi risultati in termini di elaborazione di un ordine simbolico e di un orizzonte di senso alternativi.
Infine, siamo convinti che, per portare avanti il nostro lavoro, sia necessario tenere ferma una condizione preliminare: se vogliamo dare una voce ed un volto a tutte quelle vittime, lavoratori, giovani, donne, precari, anziani, che stanno pagando la crisi in prima persona, dovremo assumere, quale spazio centrale della nostra elaborazione, quello della dimensione della metropoli come luogo in cui si concentrano e dispiegano i dispositivi dell’accumulazione e i flussi della comunicazione, per tenere insieme locale e globale; ossia, per dare conto delle dinamiche relative alla centralizzazione e concentrazione dei capitali, che si sviluppano su scala transnazionale - e per fare risaltare l’elaborazione di forme organizzative in grado di fronteggiare l’intensificazione di spoliazioni e saccheggi e in grado di sedimentare pratiche di resistenza che si originano su di una dimensione prettamente territoriale - occorre avere consapevolezza del fatto che i due livelli si coniugano intrecciandosi inestricabilmente. Sappiamo che teoria e pratica non sono due sfere separate e non comunicanti ma un unico circolo pluridimensionale dove giocano a rincorrersi, gli uni con gli altri, livelli interagenti e contrapposti. Ogni ricerca autentica che dia una forma alle istanze di ribellione e resistenza non può che plasmarsi dentro gli interstizi di saperi critici e culture antagonistiche. E viceversa, non sono possibili comunità, libertà e uguaglianza se non si elaborano strategie teoriche efficaci nel misurarsi con la pervasiva diffusione dei dispositivi ideologici dominanti. Del resto, non è forse la contraddizione, leggasi il conflitto, il motore del mondo?
Commento lasciato da Francesco Paolo Manzo il 16 settembre 2017
Trovo molto interessante la vostra analisi politica e la vostra apertura a voler costruire qualcosa di veramente alternativo al putrido sistema economico, e corrispondente sistema istituzionale, che oggi domina il mondo.
Saluti Comunisti.
Trovo molto interessante la vostra analisi politica e la vostra apertura a voler costruire qualcosa di veramente alternativo al putrido sistema economico, e corrispondente sistema istituzionale, che oggi domina il mondo.
Saluti Comunisti.