LONTANI E VICINI
LUNGA VITA ALLA SIGNORA (DI FERRO)
di Vincenzo Scalia
04 novembre 2020
LUNGA VITA ALLA SIGNORA (DI FERRO)
di Vincenzo Scalia
04 novembre 2020
Al pari degli altri paesi europei, anche nel Regno Unito la seconda ondata avanza prepotentemente. Dai circa 1.700 contagi del 3 settembre, si è passato ai 24.000 del 28 ottobre. In realtà pare che siano il doppio. Sia l’Imperial College di Londra, sia gli esperti del SAGE (Scientific Advisor Group for Emergencies), sostengono che il sistema governativo di tracciamento dei casi di COVID è inadeguato. Anche lo stesso governo ha dovuto ammetterlo, in seguito all’impennata di casi registratasi a partire dal 3 e 4 ottobre, quando sono stati immessi i dati relativi a 35.000 casi del mese precedente. Inoltre, il conteggio dei dati segue dei criteri estremamente soggettivi, secondo il contesto: ad esempio le università scorporano i positivi asintomatici in auto-isolamento dal resto dei casi positivi, oppure si affrettano a sottolineare che come i casi positivi non riguardino gli studenti che alloggiano sul campus.
In questo modo diviene possibile per il governo evitare o posticipare l’introduzione di un nuovo lockdown, dal momento che non si dispone né di un criterio oggettivo per classificare i casi, né di un sistema di tracciamento capillare, diffuso sul territorio. Di conseguenza, si rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Alla base di questa apparente confusione, si cela in realtà una razionalità neo-liberista ben strutturata, come proveremo a spiegare di seguito.
Innanzitutto il contesto politico britannico rende più difficoltoso il varo di misure drastiche. Se in Italia i particolarismi di tipo economico, territoriale o culturale vengono storicamente controbilanciati dall’utilizzo dell’emergenza, viceversa in Gran Bretagna un assetto politico stabile e una tradizione centralista rendono il governo in carica più permeabile agli interessi particolari. In altre parole, Boris Johnson è stato eletto col supporto attivo del mondo imprenditoriale britannico, e anche i settori contrari alla Brexit hanno preferito Bojo al rischio delle nazionalizzazioni e della tassazione progressiva minacciate da Corbyn. Di conseguenza il biondo etoniano rampante si trova a dovere restituire il credito elargitogli per favorirne l’ascesa a Downing Street. Da qui scaturisce la disattenzione verso le raccomandazioni del SAGE, con la formula del “lavorare da casa dove possibile” enunciata in modo così vago da permettere ai datori di lavoro di applicarla a misura delle loro esigenze.
Nel caso dell’università, ad esempio, studenti e staff vengono incoraggiati a recarsi sul campus, per quanto nella forma ridotta prevista dal blended learning, ovvero una modalità di apprendimento per due terzi a distanza. Malgrado gli studenti mostrino di preferire l’apprendimento online, malgrado i contagi negli atenei britannici stiano aumentando in misura esponenziale, il management accademico, che attinge a finanziamenti interamente privati, ovvero degli studenti, si attiene a questa regola governativa vaga per non spostare la didattica online. Alla base di questa decisione c’è il rischio, per le università, di dover rimborsare gli studenti delle rette versate per gli alloggi e l’istruzione in presenza. Il governo Tory, da parte sua, non prende minimamente in considerazione la possibilità di erogare ammortizzatori economici in favore delle università. Il rischio dei contagi e della loro effettiva propagazione vengono a costituire in questo contesto delle possibilità concrete.
In secondo luogo, il carattere di parte delle decisioni prese da Boris Johnson si riflette anche nel sistema a 3 livelli (“3 Tiers”) varato dal governo da lui presieduto. Il sistema prevede l’introduzione di misure restrittive in proporzione al numero dei contagi per 100.000 abitanti. Non sembra del tutto casuale il fatto che il Tier 3 riguardi le ex-aree industrializzate del Nord e delle Midlands: Liverpool, Manchester, Sheffield, Leeds, Newcastle, Nottingham, Birmingham, Leicester, si trovano tutte all’interno del terzo livello. Malgrado negli ultimi anni i media abbiano ostentato indicatori macroeconomici che classificavano l’ex cuore industriale dell’Inghilterra come la zona più dinamica del paese, malgrado alle ultime elezioni in queste aree l’egemonia laburista sia stata erosa, il feeling tra i Tories da un lato e geordies, mancunians, yorkies, scousers e bromies dall’altro, è lungi dall’essere scoppiato. Le memorie degli anni Ottanta, i problemi sociali che continuano a permanere, rendono il nord e il centro dell’Inghilterra ancora delle aree problematiche da gestire, che un’emergenza rischia di mandare fuori controllo. Non a caso i sindaci delle città interessate dal Tier 3, con alla testa Andy Burnham, sindaco blairiano di Manchester, si sono opposti aspramente a un provvedimento che vedono ispirato da una repressione preventiva. La presunta copertura finanziaria del governo alle imprese in crisi viene tuttora giudicata insufficiente dalle popolazioni e dai politici locali.
In terzo luogo, il rifiuto di adeguarsi a misure drastiche sulla scia di quello che avviene oltremanica ha a che fare con l’utilizzo della Brexit come collante politico. Il dibattito sul COVID 19 di questi giorni si è sovrapposto allo stallo delle negoziazioni con la UE in merito all’uscita. Il governo ha ostentato la propria posizione di fermezza rispetto alle imposizioni provenienti da Bruxelles. DI conseguenza, il rifiuto di seguire le misure anti-Covid adottate in Francia o in Germania, alludono al sentimento nazionalista. Comportarsi diversamente dal resto d’Europa significa ribadire la propria diversità, anche sotto la minaccia di una pandemia, e della sua seconda ondata che rischia di provocare serie conseguenze dl punto di vista della salute pubblica.
Infine, non si può non fare riferimento all’eredità della signora Thatcher, e di come le sue scelte politiche di impronta neoliberista abbiano distrutto uno dei migliori sistemi sanitari del mondo. Il NHS (National Health Service) britannico si trova ad operare entro strutture sempre più insufficienti, con macchinari obsoleti, un parco medicinali sempre più ridotto, personale scarno, in seguito all’introduzione dell’opt-out nel 1987, grazie al quale gli ospedali possono scegliere di abbandonare il pubblico per orientarsi al mercato. E’ andata a finire che le visite mediche si svolgono prevalentemente per telefono e che la codeina e gli antidolorifici costituiscono la principale terapia somministrata nelle unità di pronto soccorso; e ricordiamo la scelta da parte di Theresa May di consentire alle palestre di possedere macchinari TAC per svolgere esami clinici e ai supermercati di acquistare apparecchiature per i raggi X. Una spinta prepotente verso la mercificazione della salute.
La Signora di Ferro è morta, ma i suoi insegnamenti sono saldi nella testa della classe dirigente inglese. Speriamo non a costo della vita altrui.
In questo modo diviene possibile per il governo evitare o posticipare l’introduzione di un nuovo lockdown, dal momento che non si dispone né di un criterio oggettivo per classificare i casi, né di un sistema di tracciamento capillare, diffuso sul territorio. Di conseguenza, si rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Alla base di questa apparente confusione, si cela in realtà una razionalità neo-liberista ben strutturata, come proveremo a spiegare di seguito.
Innanzitutto il contesto politico britannico rende più difficoltoso il varo di misure drastiche. Se in Italia i particolarismi di tipo economico, territoriale o culturale vengono storicamente controbilanciati dall’utilizzo dell’emergenza, viceversa in Gran Bretagna un assetto politico stabile e una tradizione centralista rendono il governo in carica più permeabile agli interessi particolari. In altre parole, Boris Johnson è stato eletto col supporto attivo del mondo imprenditoriale britannico, e anche i settori contrari alla Brexit hanno preferito Bojo al rischio delle nazionalizzazioni e della tassazione progressiva minacciate da Corbyn. Di conseguenza il biondo etoniano rampante si trova a dovere restituire il credito elargitogli per favorirne l’ascesa a Downing Street. Da qui scaturisce la disattenzione verso le raccomandazioni del SAGE, con la formula del “lavorare da casa dove possibile” enunciata in modo così vago da permettere ai datori di lavoro di applicarla a misura delle loro esigenze.
Nel caso dell’università, ad esempio, studenti e staff vengono incoraggiati a recarsi sul campus, per quanto nella forma ridotta prevista dal blended learning, ovvero una modalità di apprendimento per due terzi a distanza. Malgrado gli studenti mostrino di preferire l’apprendimento online, malgrado i contagi negli atenei britannici stiano aumentando in misura esponenziale, il management accademico, che attinge a finanziamenti interamente privati, ovvero degli studenti, si attiene a questa regola governativa vaga per non spostare la didattica online. Alla base di questa decisione c’è il rischio, per le università, di dover rimborsare gli studenti delle rette versate per gli alloggi e l’istruzione in presenza. Il governo Tory, da parte sua, non prende minimamente in considerazione la possibilità di erogare ammortizzatori economici in favore delle università. Il rischio dei contagi e della loro effettiva propagazione vengono a costituire in questo contesto delle possibilità concrete.
In secondo luogo, il carattere di parte delle decisioni prese da Boris Johnson si riflette anche nel sistema a 3 livelli (“3 Tiers”) varato dal governo da lui presieduto. Il sistema prevede l’introduzione di misure restrittive in proporzione al numero dei contagi per 100.000 abitanti. Non sembra del tutto casuale il fatto che il Tier 3 riguardi le ex-aree industrializzate del Nord e delle Midlands: Liverpool, Manchester, Sheffield, Leeds, Newcastle, Nottingham, Birmingham, Leicester, si trovano tutte all’interno del terzo livello. Malgrado negli ultimi anni i media abbiano ostentato indicatori macroeconomici che classificavano l’ex cuore industriale dell’Inghilterra come la zona più dinamica del paese, malgrado alle ultime elezioni in queste aree l’egemonia laburista sia stata erosa, il feeling tra i Tories da un lato e geordies, mancunians, yorkies, scousers e bromies dall’altro, è lungi dall’essere scoppiato. Le memorie degli anni Ottanta, i problemi sociali che continuano a permanere, rendono il nord e il centro dell’Inghilterra ancora delle aree problematiche da gestire, che un’emergenza rischia di mandare fuori controllo. Non a caso i sindaci delle città interessate dal Tier 3, con alla testa Andy Burnham, sindaco blairiano di Manchester, si sono opposti aspramente a un provvedimento che vedono ispirato da una repressione preventiva. La presunta copertura finanziaria del governo alle imprese in crisi viene tuttora giudicata insufficiente dalle popolazioni e dai politici locali.
In terzo luogo, il rifiuto di adeguarsi a misure drastiche sulla scia di quello che avviene oltremanica ha a che fare con l’utilizzo della Brexit come collante politico. Il dibattito sul COVID 19 di questi giorni si è sovrapposto allo stallo delle negoziazioni con la UE in merito all’uscita. Il governo ha ostentato la propria posizione di fermezza rispetto alle imposizioni provenienti da Bruxelles. DI conseguenza, il rifiuto di seguire le misure anti-Covid adottate in Francia o in Germania, alludono al sentimento nazionalista. Comportarsi diversamente dal resto d’Europa significa ribadire la propria diversità, anche sotto la minaccia di una pandemia, e della sua seconda ondata che rischia di provocare serie conseguenze dl punto di vista della salute pubblica.
Infine, non si può non fare riferimento all’eredità della signora Thatcher, e di come le sue scelte politiche di impronta neoliberista abbiano distrutto uno dei migliori sistemi sanitari del mondo. Il NHS (National Health Service) britannico si trova ad operare entro strutture sempre più insufficienti, con macchinari obsoleti, un parco medicinali sempre più ridotto, personale scarno, in seguito all’introduzione dell’opt-out nel 1987, grazie al quale gli ospedali possono scegliere di abbandonare il pubblico per orientarsi al mercato. E’ andata a finire che le visite mediche si svolgono prevalentemente per telefono e che la codeina e gli antidolorifici costituiscono la principale terapia somministrata nelle unità di pronto soccorso; e ricordiamo la scelta da parte di Theresa May di consentire alle palestre di possedere macchinari TAC per svolgere esami clinici e ai supermercati di acquistare apparecchiature per i raggi X. Una spinta prepotente verso la mercificazione della salute.
La Signora di Ferro è morta, ma i suoi insegnamenti sono saldi nella testa della classe dirigente inglese. Speriamo non a costo della vita altrui.
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