IN RICORDO DI SARA DIPASQUALE
di Annibale Raineri 23 febbraio 2019
di Annibale Raineri 23 febbraio 2019
Ricordiamo Sara Dipasquale, figura storica della sinistra palermitana (Circolo Lenin, Praxis, infine Rifondazione), che ci ha appena lasciati. Sara è stata in questi ultimi anni un’attenta lettrice di PalermoGrad, cosa di cui andiamo fieri.
È morta Sara Dipasquale. Desidero ricordarla in questo sito, perché la comunità che lo anima, come lei, si sente legata alla storia lunga del comunismo, ma come lei, lo è nella tenacia dello studio e dell’interrogazione permanente su ciò che il mondo è oggi, rischiando in questo studio le proprie certezze. «Studiate, studiate, studiate» diceva sempre.
La voglio ricordare con un piccolo ricordo personale.
Alcuni anni fa, eravamo allora militanti di Rifondazione, ad una riunione del circolo Tina Modotti, avevo fatto uno dei miei discorsi sull’importanza della nonviolenza, del comprendere ed ascoltare il punti di vista dell’altro che allora, come ora, orientano il mio pensiero.
Al ritorno a casa, prima di andare a dormire, come era mia abitudine, apro la posta elettronica per vedere se c’erano novità. C’era una mail di Sara, con una poesia di Brecht del 1939, che ancora non conoscevo
Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?
È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).
«Mangia e bevi!, – mi dicono: – E sii contento di averne».
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.
Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!
Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.
Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.
Questa era Sara.
Annibale Raineri
È morta Sara Dipasquale. Desidero ricordarla in questo sito, perché la comunità che lo anima, come lei, si sente legata alla storia lunga del comunismo, ma come lei, lo è nella tenacia dello studio e dell’interrogazione permanente su ciò che il mondo è oggi, rischiando in questo studio le proprie certezze. «Studiate, studiate, studiate» diceva sempre.
La voglio ricordare con un piccolo ricordo personale.
Alcuni anni fa, eravamo allora militanti di Rifondazione, ad una riunione del circolo Tina Modotti, avevo fatto uno dei miei discorsi sull’importanza della nonviolenza, del comprendere ed ascoltare il punti di vista dell’altro che allora, come ora, orientano il mio pensiero.
Al ritorno a casa, prima di andare a dormire, come era mia abitudine, apro la posta elettronica per vedere se c’erano novità. C’era una mail di Sara, con una poesia di Brecht del 1939, che ancora non conoscevo
Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?
È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).
«Mangia e bevi!, – mi dicono: – E sii contento di averne».
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.
Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!
Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.
Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.
Questa era Sara.
Annibale Raineri
Commento lasciato da Francesco Morante il 22 febbraio 2019
Sara me la ricordo bene. Era una bella donna e una bella persona. Anche la poesia è molto bella.
Francesco Morante
Sara me la ricordo bene. Era una bella donna e una bella persona. Anche la poesia è molto bella.
Francesco Morante
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