
CAMBIARE (IL) LAVORO
Indagine tra necessità e desideri
di Roberta di Bella e Romina Pistone 3 novembre 2016
Indagine tra necessità e desideri
di Roberta di Bella e Romina Pistone 3 novembre 2016
Pubblichiamo un'anticipazione della collana Femminileoltre, curata da Roberta Di Bella e Romina Pistone, che sarà presentata domani 4 novembre ore 16:30 presso la Sala Gialla dell'Assemblea Regionale Siciliana (Palermo - Piazza Parlamento, 1).
Femminileoltre è una collana che è nata da incontri con altre donne, che volevano far parte del progetto e noi lo abbiamo formalizzato: scrivere di donne, far scrivere donne e uomini che leggessero la realtà attraverso il loro genere, composto da altre differenze. L’idea è partita dal voler fare un lavoro di inchiesta, legato ai nostri incontri ed alle esigenze che abbiamo sentito più forti in questi ultimi anni, ancorate come siamo al territorio, al sud, alla Sicilia, senza però escludere una panoramica nazionale ed anche una europea. Avevamo in mente di creare qualcosa che lasciasse una traccia dei nostri e altrui percorsi di vita, dunque, anche delle nostre pratiche “politiche”, con l’intento di dare voce ad esperienze che riflettessero le differenti soggettività femminili. Così è stato realizzato il primo volume, intitolato Donne+Donne, frutto di relazioni amicali, pensato con conoscenti e maturato in riunioni “politiche” ed incontri casuali, anche grazie alla forte partecipazione emotiva e all’impegno politico profusi da chi ha collaborato.
Cambiare (il) lavoro, Indagine tra necessità e desideri la nostra seconda proposta, è il risultato di una riflessione e di una esigenza di risposte ad interrogativi, che una volta nati, prima di essere rivolti ad altri, lo sono stati a noi stesse. I problemi, le situazioni, descritte e confrontate e le domande a cui vorrebbero rispondere sono innanzitutto le nostre. Pensiamo che la donna che lavora sia un genere in costruzione, che a partire dal riconoscimento degli stessi diritti, cerca delle sue specifiche modalità che si estrinsecano nella relazione creativa tra il lavoro che viene definito produttivo ed il lavoro riproduttivo. Importante, dal nostro punto di vista, sarebbe includere l’uno nell’altro, far rientrare i tempi della riproduzione all’interno delle attività produttive, e viceversa, migliorando la qualità del tempo al lavoro e quella del tempo vissuta con i propri affetti e nelle attività sociali e ludiche.
Il lavoro che leggerete raccoglie interviste di donne di differenti contesti, classi sociali, formazioni, generazioni, provenienza geografica, generi ed orientamenti sessuali. I racconti, prevalentemente di donne, ma abbiamo incluso anche alcuni interventi maschili, narrano di diversi mondi lavorativi, attraversando spazi, generazioni, cambiamenti nel mondo del lavoro e cercando di cogliere le ricadute dei cambiamenti economici e politici sulle vite di queste individue e di questi individui. Cambiare (il) lavoro si apre con un capitolo dedicato alle Donne che chiedono per altre donne, un lavoro, cioè, rivolto ad alcune sindacaliste di differenti sigle sindacali; le interviste sono introdotte da Federica Giardini che le commenta, riflettendo sul ruolo dei sindacati nella cura legata anche alla qualità del tempo speso in un lavoro non retribuito.
Il metodo che abbiamo adottato è quello della ricerca di aderenza massima possibile ai vissuti, alle singole realtà con cui far interagire i saggi proposti. Per questo una parte importante del progetto Femminileoltre è costituita dalle interviste. Le donne intervistate, Caterina Vitale, Francesca Artista, Delia Altavilla e Anna Zeami, discutono insieme a noi, a partire anche dalla loro esperienza personale, di donne siciliane che hanno scelto di lavorare per il sindacato.
La pubblicazione prosegue con una analisi dei dati sul lavoro femminile al sud, necessaria per la restituzione esatta delle dimensioni del problema nei suoi diversi aspetti. La lettura di tali dati ad opera di Antonella Castronovo e Marco Pirrone incrocia le ragioni della crisi economica con l’aggravarsi dei problemi della disoccupazione femminile nel Mezzogiorno. Con il capitolo sul Lavoro quotidiano si entra nella parte centrale della ricerca intrapresa: la specificità del lavoro femminile. Esiste? Teresa Di Martino, nella sua analisi, la cerca a partire dai luoghi in cui si posiziona oggi la donna, «spazi culturali e di ricerca, sportelli di ascolto, centri antiviolenza», qui risiede l’autenticità, il senso del lavoro femminile, ma anche nuove possibilità di sfruttamento. Gratificazione economica, possibilità di carriera, famiglia, appagamento esistenziale, possibilità di dare un senso al proprio lavoro: in una sola parola, benessere. Ma nell’impossibilità ormai conclamata di avere tutto, cosa scelgono le donne? Nel capitolo incontriamo un pezzo sulle “casalinghe temporanee” di Annalisa Tonarelli che dà alcune risposte a questa domanda. Si tratta di una originale analisi che rileva nuove modalità di reagire alla crisi da parte di donne che scelgono, a volte forzatamente ma a volte deliberatamente, il ritiro dalla vita lavorativa pubblica come reazione ad una crisi che non consente una gratificazione lavorativa adeguata.
Nel capitolo seguente si sono cercate nel concreto risposte in atto di modi di lavorare alternativi ai modelli prevalenti (maschili) e coerenti con l’“essere” femminile, pur se inteso dalle interlocutrici in diversi modi. Diverse pratiche possibili di Sandra Burchi racconta quella di un “coworking al sud” le cui modalità comunitarie, fondate sulla collaborazione e lo scambio, aprono a innovative possibilità creative e politiche. L’intervista a Cristina Alga e Stefania Zanna spiega il funzionamento e la gestione di questo spazio di sperimentazione lavorativa. Le altre interviste, invece, riguardano progetti appena avviati e quindi in fase di sperimentazione, luoghi alternativi di lavoro o lavori svolti con diverse modalità, tutti gestiti eclusivamente o prevalentemente da donne.
Nella scelta delle donne da intervistare le autrici hanno selezionato sia donne la cui attività avesse caratteristiche femminili dichiarate nel progetto, sia donne il cui sguardo di genere emergesse dalle risposte alle domande da noi poste. La Rete al femminile nasce con lo scopo di avviare le donne al lavoro e i gruppi sono gestiti e formati esclusivamente da donne, SEND è un’organizzazione no-profit rivolta ai giovani di entrambi i sessi ma formata, casualmente, da sole donne, At FActory di Paola di Rosa porta avanti progetti per le donne. Ilaria Sposito è, invece, una artigiana in fase di start up che racconta, nella sua storia personale, un percorso di cambiamenti esistenziali, comune a molte donne, in risposta ad una crisi che colpisce uomini e donne, ma non allo stesso modo.
Che “razza” di lavoro guarda ad una parte del lavoro femminile, quello delle migranti, le cui caratteristiche oggi confondono e arricchiscono la catena della cura e del badantato, indagata a partire da varie interviste, condotte in particolare in Sicilia. A partire dalle testimonianze e da alcune analisi più accurate viene anche evidenziato come le scelte di politica economica influenzino gli interventi di welfare su donne e famiglie e come questi siano interventi che riproducano la tradizionale divisione di ruoli uomo/donna nel lavoro, ruoli e compiti considerati naturalizzati e non trasformabili. Così come si osserva l’influenza che l’effetto di queste scelte può avere sul riprodursi di relazioni di famiglie eteronormate. Ogni tema scelto nella collana verrà affrontato includendo uno sguardo di genere che comprenda tutte le differenze e con Gabriella Paulì, nel capitolo Variabili di genere, a partire da un critica all’eteronormatività, si entra in una analisi economica femminista in relazione con la teoria queer che consente di comprendere le cause della regressione economica e lavorativa in atto in Europa.
Racconti e immagini della comunicazione è una sezione della collana che raccoglie racconti sul tema trattato o riflessioni su come questo viene percepito nell’immaginario collettivo. Qui si trovano rappresentazioni simboliche, fisiche o letterarie di donne al lavoro, espresse in un racconto come quello di Eleonora Lombardo, o in una testimonianza maschile, quella di Alessio Miceli. Abbiamo inserito anche qui un saggio di Gabriella Priulla, su come vengono veicolate e quindi influenzate, le donne nel mondo della comunicazione.
Infine, Restare o partire comprende due interviste a due donne che hanno fatto scelte diverse. Pina Mandolfo è rimasta e ha dedicato gran parte della sua vita ad una attività artistica incentrata sulla diffusione delle pratiche e dei saperi femminili. Simonetta Agnello Hornby è partita e la sua attività di avvocata è stata rivolta a chiunque volesse appellarsi alla legge per avere giustizia La sua determinazione, il suo rigore nella riuscita nel lavoro, consapevole della sua preziosità come si evince dalle sue parole: «lavorare è un privilegio, perché io vengo da una cultura dove nessuna donna lavorava», e le sue esortazioni ad aspetti concreti della vita reale delle donne, risultano di forte ispirazione per le giovani donne.
Cambiare (il) lavoro analizza la realtà attraverso i saggi, e cerca anche le ragioni meno evidenti attraverso le interviste, spiega i fatti e cerca le conferme di questi attraverso le domande, e infine li racconta e li mostra con le immagini, con il solo vero intento di suscitare altre domande.
Femminileoltre è una collana che è nata da incontri con altre donne, che volevano far parte del progetto e noi lo abbiamo formalizzato: scrivere di donne, far scrivere donne e uomini che leggessero la realtà attraverso il loro genere, composto da altre differenze. L’idea è partita dal voler fare un lavoro di inchiesta, legato ai nostri incontri ed alle esigenze che abbiamo sentito più forti in questi ultimi anni, ancorate come siamo al territorio, al sud, alla Sicilia, senza però escludere una panoramica nazionale ed anche una europea. Avevamo in mente di creare qualcosa che lasciasse una traccia dei nostri e altrui percorsi di vita, dunque, anche delle nostre pratiche “politiche”, con l’intento di dare voce ad esperienze che riflettessero le differenti soggettività femminili. Così è stato realizzato il primo volume, intitolato Donne+Donne, frutto di relazioni amicali, pensato con conoscenti e maturato in riunioni “politiche” ed incontri casuali, anche grazie alla forte partecipazione emotiva e all’impegno politico profusi da chi ha collaborato.
Cambiare (il) lavoro, Indagine tra necessità e desideri la nostra seconda proposta, è il risultato di una riflessione e di una esigenza di risposte ad interrogativi, che una volta nati, prima di essere rivolti ad altri, lo sono stati a noi stesse. I problemi, le situazioni, descritte e confrontate e le domande a cui vorrebbero rispondere sono innanzitutto le nostre. Pensiamo che la donna che lavora sia un genere in costruzione, che a partire dal riconoscimento degli stessi diritti, cerca delle sue specifiche modalità che si estrinsecano nella relazione creativa tra il lavoro che viene definito produttivo ed il lavoro riproduttivo. Importante, dal nostro punto di vista, sarebbe includere l’uno nell’altro, far rientrare i tempi della riproduzione all’interno delle attività produttive, e viceversa, migliorando la qualità del tempo al lavoro e quella del tempo vissuta con i propri affetti e nelle attività sociali e ludiche.
Il lavoro che leggerete raccoglie interviste di donne di differenti contesti, classi sociali, formazioni, generazioni, provenienza geografica, generi ed orientamenti sessuali. I racconti, prevalentemente di donne, ma abbiamo incluso anche alcuni interventi maschili, narrano di diversi mondi lavorativi, attraversando spazi, generazioni, cambiamenti nel mondo del lavoro e cercando di cogliere le ricadute dei cambiamenti economici e politici sulle vite di queste individue e di questi individui. Cambiare (il) lavoro si apre con un capitolo dedicato alle Donne che chiedono per altre donne, un lavoro, cioè, rivolto ad alcune sindacaliste di differenti sigle sindacali; le interviste sono introdotte da Federica Giardini che le commenta, riflettendo sul ruolo dei sindacati nella cura legata anche alla qualità del tempo speso in un lavoro non retribuito.
Il metodo che abbiamo adottato è quello della ricerca di aderenza massima possibile ai vissuti, alle singole realtà con cui far interagire i saggi proposti. Per questo una parte importante del progetto Femminileoltre è costituita dalle interviste. Le donne intervistate, Caterina Vitale, Francesca Artista, Delia Altavilla e Anna Zeami, discutono insieme a noi, a partire anche dalla loro esperienza personale, di donne siciliane che hanno scelto di lavorare per il sindacato.
La pubblicazione prosegue con una analisi dei dati sul lavoro femminile al sud, necessaria per la restituzione esatta delle dimensioni del problema nei suoi diversi aspetti. La lettura di tali dati ad opera di Antonella Castronovo e Marco Pirrone incrocia le ragioni della crisi economica con l’aggravarsi dei problemi della disoccupazione femminile nel Mezzogiorno. Con il capitolo sul Lavoro quotidiano si entra nella parte centrale della ricerca intrapresa: la specificità del lavoro femminile. Esiste? Teresa Di Martino, nella sua analisi, la cerca a partire dai luoghi in cui si posiziona oggi la donna, «spazi culturali e di ricerca, sportelli di ascolto, centri antiviolenza», qui risiede l’autenticità, il senso del lavoro femminile, ma anche nuove possibilità di sfruttamento. Gratificazione economica, possibilità di carriera, famiglia, appagamento esistenziale, possibilità di dare un senso al proprio lavoro: in una sola parola, benessere. Ma nell’impossibilità ormai conclamata di avere tutto, cosa scelgono le donne? Nel capitolo incontriamo un pezzo sulle “casalinghe temporanee” di Annalisa Tonarelli che dà alcune risposte a questa domanda. Si tratta di una originale analisi che rileva nuove modalità di reagire alla crisi da parte di donne che scelgono, a volte forzatamente ma a volte deliberatamente, il ritiro dalla vita lavorativa pubblica come reazione ad una crisi che non consente una gratificazione lavorativa adeguata.
Nel capitolo seguente si sono cercate nel concreto risposte in atto di modi di lavorare alternativi ai modelli prevalenti (maschili) e coerenti con l’“essere” femminile, pur se inteso dalle interlocutrici in diversi modi. Diverse pratiche possibili di Sandra Burchi racconta quella di un “coworking al sud” le cui modalità comunitarie, fondate sulla collaborazione e lo scambio, aprono a innovative possibilità creative e politiche. L’intervista a Cristina Alga e Stefania Zanna spiega il funzionamento e la gestione di questo spazio di sperimentazione lavorativa. Le altre interviste, invece, riguardano progetti appena avviati e quindi in fase di sperimentazione, luoghi alternativi di lavoro o lavori svolti con diverse modalità, tutti gestiti eclusivamente o prevalentemente da donne.
Nella scelta delle donne da intervistare le autrici hanno selezionato sia donne la cui attività avesse caratteristiche femminili dichiarate nel progetto, sia donne il cui sguardo di genere emergesse dalle risposte alle domande da noi poste. La Rete al femminile nasce con lo scopo di avviare le donne al lavoro e i gruppi sono gestiti e formati esclusivamente da donne, SEND è un’organizzazione no-profit rivolta ai giovani di entrambi i sessi ma formata, casualmente, da sole donne, At FActory di Paola di Rosa porta avanti progetti per le donne. Ilaria Sposito è, invece, una artigiana in fase di start up che racconta, nella sua storia personale, un percorso di cambiamenti esistenziali, comune a molte donne, in risposta ad una crisi che colpisce uomini e donne, ma non allo stesso modo.
Che “razza” di lavoro guarda ad una parte del lavoro femminile, quello delle migranti, le cui caratteristiche oggi confondono e arricchiscono la catena della cura e del badantato, indagata a partire da varie interviste, condotte in particolare in Sicilia. A partire dalle testimonianze e da alcune analisi più accurate viene anche evidenziato come le scelte di politica economica influenzino gli interventi di welfare su donne e famiglie e come questi siano interventi che riproducano la tradizionale divisione di ruoli uomo/donna nel lavoro, ruoli e compiti considerati naturalizzati e non trasformabili. Così come si osserva l’influenza che l’effetto di queste scelte può avere sul riprodursi di relazioni di famiglie eteronormate. Ogni tema scelto nella collana verrà affrontato includendo uno sguardo di genere che comprenda tutte le differenze e con Gabriella Paulì, nel capitolo Variabili di genere, a partire da un critica all’eteronormatività, si entra in una analisi economica femminista in relazione con la teoria queer che consente di comprendere le cause della regressione economica e lavorativa in atto in Europa.
Racconti e immagini della comunicazione è una sezione della collana che raccoglie racconti sul tema trattato o riflessioni su come questo viene percepito nell’immaginario collettivo. Qui si trovano rappresentazioni simboliche, fisiche o letterarie di donne al lavoro, espresse in un racconto come quello di Eleonora Lombardo, o in una testimonianza maschile, quella di Alessio Miceli. Abbiamo inserito anche qui un saggio di Gabriella Priulla, su come vengono veicolate e quindi influenzate, le donne nel mondo della comunicazione.
Infine, Restare o partire comprende due interviste a due donne che hanno fatto scelte diverse. Pina Mandolfo è rimasta e ha dedicato gran parte della sua vita ad una attività artistica incentrata sulla diffusione delle pratiche e dei saperi femminili. Simonetta Agnello Hornby è partita e la sua attività di avvocata è stata rivolta a chiunque volesse appellarsi alla legge per avere giustizia La sua determinazione, il suo rigore nella riuscita nel lavoro, consapevole della sua preziosità come si evince dalle sue parole: «lavorare è un privilegio, perché io vengo da una cultura dove nessuna donna lavorava», e le sue esortazioni ad aspetti concreti della vita reale delle donne, risultano di forte ispirazione per le giovani donne.
Cambiare (il) lavoro analizza la realtà attraverso i saggi, e cerca anche le ragioni meno evidenti attraverso le interviste, spiega i fatti e cerca le conferme di questi attraverso le domande, e infine li racconta e li mostra con le immagini, con il solo vero intento di suscitare altre domande.
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