UN ESEMPIO DI BUONE PRATICHE
2/10/2017
di Ida La Porta
Il Consiglio della Prima Circoscrizione di Palermo – il Comune è suddiviso in otto Circoscrizioni – ha deciso di realizzare una serie di assemblee nelle piazze e nelle strade del centro storico, Consigli in Strada, per discutere e affrontare insieme problemi e proposte finalizzati al rilancio del territorio sul piano sociale, culturale ed economico, con la prospettiva di estendere questa iniziativa alle altre Circoscrizioni della città. La prima piazza coinvolta, Piazza Caracciolo, nel cuore dell’antico quartiere della Vucciria, dove per secoli c’è stato uno dei tre “mercati storici” di Palermo, probabilmente il più famoso, immortalato tra l’altro in un quadro di Guttuso e tra le motivazioni che portano tantissimi turisti in città. Dico “c’è stato” perché, oggi, dell’antico mercato rimane ben poco, sostituito in gran parte dalla movida notturna, e questo è sicuramente uno dei diversi problemi posti all’ordine del giorno dell’Assemblea e della Città. Perché parlare di questa iniziativa? Innanzitutto perché l’ho trovata molto interessante e singolare, visto i tempi in cui viviamo. Interessante e singolare perché l’assemblea di Piazza Caracciolo, molto partecipata, che ha visto anche la presenza di alcuni consiglieri comunali in silenzio e in ascolto, è stata per me un primo tentativo di ri-connettere territori e politica, di ricostruire relazione tra cittadine e cittadini, relazione con la politica, un momento di cittadinanza attiva. E oggi di questo abbiamo molto bisogno. Inoltre, ha posto buone premesse e buone speranze per intraprendere il cammino verso la eventuale soluzione di un problema, per me ormai spinoso, circa le forme di partecipazione democratica alla res publica. Parlare di questa iniziativa perché, senza voler apparire nostalgica, mi ha riportato indietro nel tempo, e abbiamo bisogno anche di recuperare memoria. Indietro nel tempo agli anni Settanta, quando la sinistra, parlamentare e non, ancora tentava di privilegiare il rapporto con le persone, con i territori; in piazza ci si andava, e questo ha riguardato anche me, per intercettare le problematiche esistenti, che erano tante, prima fra tutte la fame di case, di case abitabili con l’acqua corrente, e subito dopo l’atavica fame di lavoro, la cui mancanza comportava e comporta a tutt’oggi conseguenze negative, soprattutto sul piano della buona socialità, della buona convivenza sui cui qui certamente non posso soffermarmi. Stare nel territorio significava, per esempio, organizzare nei quartieri del centro storico e poi nei nuovi quartieri che stavano via via sorgendo in periferia, assemblee di scala, negli spazi degli androni o nelle case messe a disposizione dagli abitanti stessi. Erano momenti di progettazione di proposte politiche vere e proprie, anche di sogni, ma erano portati avanti collettivamente e le diverse soggettività politiche lì presenti erano riconosciute. È questo l’altro elemento che mi spinge a dire che il Consiglio in Strada è degno di nota, perché ho avuto la netta sensazione che l’intero Consiglio di Circoscrizione, ma soprattutto il suo Presidente, Massimo Castiglia, siano “riconosciuti” nel quartiere e siano parte integrante di quel mondo, ormai molto variegato, qual è oggi quello della Vucciria, dove abitanti vecchi e nuovi, spesso, non si conoscono e peggio non si parlano se non in termini di reciproche accuse. La riconoscibilità è, secondo me, la condizione prioritaria per chi vuole portare avanti un progetto politico, a maggior ragione se propone un cambiamento radicale. E per questo stare nel territorio e farsi promotore di partecipazione non populistica è un buon inizio, un esempio di buone pratiche. Infine, un’ultima ragione che ha suscitato il mio interesse, e mi fa dare un giudizio positivo sulla iniziativa di cui sto scrivendo, è l’aver sentito il tentativo di stare all’interno dei luoghi dove c’è conflitto. E alla Vucciria – io aggiungerei anche in altri quartieri della città, come per esempio Ballarò – di conflitti ce ne sono tanti. Stare nel conflitto è una espressione molto usata ed io la faccio mia, ma penso che bisogna porsi subito dopo la domanda del come stare dentro i conflitti. E il rischio di populismo, oggi, si può far sentire facilmente, a meno che non si agisca come mi è sembrato di vedere e sentire al Consiglio di Strada a piazza Caracciolo; infatti, nel momento in cui sono emerse inevitabili posizioni molto dure e di scontro, assolutamente verbale, tra vecchi e nuovi abitanti, tra chi ancora detiene le poche botteghe dell’antico mercato, tra quelli che abitano nelle case non ristrutturate, dunque in condizioni di degrado e a volte di fatiscenza, tra chi ha molta fame di lavoro e si da da fare in mille modi, anche fuori dalla legalità, e chi, invece, ha scelto di venire a vivere alla Vucciria, o di tornarci a vivere, ristrutturando le vecchie abitazioni, investendo in progetti di riqualificazione dei palazzi storici di cui il quartiere è ancora ricco, insomma come già detto, tra vecchi e nuovi abitanti, il ruolo svolto dai consiglieri e in particolare dal Presidente, è stato fondamentale e nella direzione giusta. Giusta perché sono state create le condizioni dell’ascolto, perché si sono fatte emergere le diverse esigenze e ragioni; con fatica si è iniziato un percorso di reciproca conoscenza e la ricerca di soluzioni condivise da sottoporre e sollecitare all’amministrazione comunale di Palermo. Inoltre, vorrei sottolineare lo sforzo di analisi nell’intervento di un abitante del quartiere che oggi è tornato a viverci, il quale ha cercato di spiegare le cause della morte del mercato storico e dell’esodo forzato di tante persone verso i quartieri nuovi, denominati, fin da subito, “dormitori”, in maniera semplice e chiara ma assolutamente efficace e che ha avuto un consenso unanime. In pochissime parole: l’apertura di uno dei primi grandi supermercati di Palermo, a Piazza Marina, un’altra piazza storica a pochi passi dalla Vucciria, con tutto il carico di conseguenze sulle piccole botteghe che lentamente hanno cominciato a chiudere. Spero che di Consigli in strada se ne facciano tanti e che siano coinvolte tutte le altre circoscrizioni della città. Questo potrebbe essere un buon inizio perché la buona politica si faccia strada.
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