“MARIELLA SE N’È DOVUTA SCAPPARE”
29/5/2017
di Alessandro Locatelli
Sei uno scrittore molto bravo. Uno scrittore molto bravo che ha pubblicato pochi libri. Una raccolta di poesie, il diario di un anno scolastico all’interno di un istituto carcerario, e soprattutto un romanzo, ormai quasi vent’anni fa, letto e ammirato da molti. S’era fantasticato di farne un film, e tu saresti stato felice se, in caso, nel ruolo della vecchia, inquietante signora rintanata nella sua casa di via Houel fosse stata scritturata la grande Monica Vitti. Quel romanzo, leggerissimamente ritoccato, è stato ripubblicato l’anno scorso, ed è stato nuovamente apprezzato, magari da lettori che vent’anni fa erano troppo giovani per potercisi imbattere. Ma in questi anni mica sei stato con le mani in mano. A parte il fatto che qualche amico ipotizza che tu abbia riempito i cassetti di inediti, hai scritto numerosi racconti. Quasi tutti pubblicati in volumi antologici, qualcuno perfino su riviste e quotidiani. Li rileggi, e tutto sommato sei contento. Belli, sì. Però... Però, porca miseria, si sa come vanno queste cose: talvolta hai dovuto rispettare tempi di consegna piuttosto risicati, talaltra avevi a disposizione un tot numero di battute, di cartelle da non sforare, e dunque hai dovuto comprimere una storia che avrebbe palesemente meritato un respiro più ampio. [A me capita con le recensioni, anche se magari ho un po’ di tempo a disposizione, prima di dover consegnare il pezzo. Naturalmente mi riduco quasi all’ultimo momento, il libro da recensire lo leggo, non una ma almeno due volte, in preda a nervosismo e curiosi capogiri]. Decidi di metterti al lavoro. Quelle storie spiazzanti [1], spesso pervase da un sottile filo di ironia, che raccontano d’amore, della spesso faticosa scoperta di sé stessi, di questa stramba città di Palermo dove da sempre vivi, queste storie in cui transita perfino qualche personaggio fantasmatico (un lettore ti ha detto ridendo che il racconto-dialogo Meglio comandare che fottere meriterebbe come sottotitolo “La silenziosa Mariella”), meritano nuove cure, nuova attenzione. D’altra parte non è divertente, non è perfino entusiasmante rileggere e soprattutto ritoccare, riscrivere, i propri vecchi racconti, e poterci lavorare finalmente in assoluta libertà? Mentre ci lavori, ti rendi conto che ne verrà fuori davvero un bel libro, il timore che risultasse semplicemente un’accozzaglia di racconti privi di filo conduttore ti ha abbandonato dopo i primi giorni, e dunque ritocchi e riscrivi di buona lena, e intanto sorridi pensando a qualche lettore che s’interrogherà sull’esistenza della silenziosa Mariella, e sull’effetto che faranno le gocce di medicinale sulla vecchia Rosetta, ti viene da ridere pensando che di sicuro qualche altro lettore giudicherà Dove tu non sei come uno tra i racconti più inquietanti che abbia mai letto... E insomma la grande notizia è che sei tornato. Smentirai le previsioni di qualche critico che ormai s’era convinto di non rivederti più in libreria. Aggiungerai, sullo scaffale, Quando mi apparve amore a Qui nessuno dice niente, alle due edizioni della celebre Stanza dei lumini rossi, al volumetto di poesie Per raggiungerti in strada... Sei tornato, finalmente. Ne sei felice, e hai voglia di continuare a scrivere. Regalerai ancora tante belle sorprese. 1. Domenico Conoscenti, Quando mi apparve amore, Mesogea, 184pp., 13,50 euro.
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