ITALIA VS.RESTO DEL MONDO
3/5/2020
di Michele Bandoli e Roberto Salerno
L'enorme attenzione rivolta in Italia al problema delle "trasgressioni" ha fin qui impedito di ragionare con lucidità e valutare con attenzione quali debbano essere i prossimi passi per controllare efficacemente la diffusione del contagio. Le ultime comunicazioni del Presidente del consiglio hanno del tutto eluso questioni che pure sono fondamentali: c'è una stima di quanto si incrementeranno i contagi dopo questa “riapertura soft”? Come si è pensato di proteggere gli operatori sanitari che rappresentano la categoria di lavoratori più colpita? C'è un'idea di come evitare che i positivi in quarantena diffondano il contagio nelle loro famiglie? Come si proteggerà chi vive e lavora nelle RSA? Come si è pensato di ridurre il disagio dei bambini da mesi chiusi in casa? Che senso ha aprire negozi se non ci si può andare? Sono solo alcune delle domande rimaste inevase, è sin troppo facile allungare quest'elenco a dismisura. Non si è neanche fatto cenno, se non per delle retoriche e paternalistiche congratulazioni, ai risultati raggiunti nei due mesi di lockdown più ridicolo che totale che abbiamo alle spalle, e soprattutto si è dato per assodato che questi risultati siano legati alle iniziative messe in atto dal governo. Il punto è che noi pensiamo che non sia braccando i pochi "disubbidienti" con droni ed elicotteri (o con le ronde di "cittadini responsabili") che si sia inciso sul problema della crescita dei contagi. Questa illusione, alimentata dalla politica e dai media, ha permesso e permette agli amministratori di vivacchiare senza prendere ulteriori decisioni ed è diventata un alibi per giustificare il fallimento delle scelte passate. Se controlliamo i dati dei controlli sul sito del Viminale, vediamo che il 20 aprile (http://archive.is/NyLUe/image) il 97% dei controllati (parliamo di centinaia di migliaia di controlli, quindi un dato di grande rilevanza statistica) era in regola e quindi legittimato a spostarsi. Questo numero è rimasto intorno al 95% fin dal primo giorno dopo i vari decreti emergenziali, dimostrando che le restrizioni sono state rispettate da subito. Del resto se veramente avere gente in giro fosse stato un problema, bisognerebbe ripensare alle norme che permettono/obbligano il 56% dei lavoratori di continuare la loro attività https://www.istat.it/it/files//2020/04/Dati-comunali-per-settori-attivi-e-sospesi-Notaesplicativa-1.pdf , senza tenere conto delle decine di migliaia aziende che operano in deroga http://archive.vn/wip/oPErL . La decisione di "consigliare" un isolamento forzato in casa non era inevitabile. Vedremo che altri paesi sono riusciti a controllare l'epidemia meglio dell'Italia agendo solo sulla causa del contagio, che è la vicinanza fisica con una persona infetta. Già a febbraio erano disponibili studi che dimostravano che il virus ha un elevatissimo potenziale epidemico in comunità chiuse https://academic.oup.com/jtm/article/doi/10.1093/jtm/taaa030/5766334. Il controllo e la limitazione di tutte le situazioni di affollamento ha certamente una motivazione razionale, ma era possibile ottenerlo con disposizioni che riguardassero in modo specifico queste situazioni. Le norme attuali rappresentano una semplificazione, dato che chi resta in casa non contribuisce ad affollamenti, ma NON sono semplici: sono state definite "incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme" http://archive.is/wip/MOup2 . Nella pratica la valutazione dello "stato di necessità" che permette di derogare al divieto di circolazione è stato lasciato alle interpretazioni delle amministrazioni locali e delle forze dell'ordine. Oggi è passato quasi un mese e, alla vigilia di una Fase 2 che non sembra tanto diversa dalla 1, potremmo abbozzare un confronto sui risultati ottenuti dai vari paesi nel controllo della diffusione dell'epidemia. Ovviamente siamo ben consapevoli che non è possibile proporre confronti puntuali, che dipendono dai dettagli delle restrizioni applicate, dei sistemi sanitari e dall’estensione dell’epidemia nei diversi paesi. Però secondo noi è possibile dare una risposta ad una domanda ben precisa, tecnicamente molto limitata ma con ampie implicazioni politiche: è necessario porre restrizioni sulla circolazione locale dei singoli per tenere sotto controllo l'epidemia? In termini di riduzione dei contagi, quali sono stati i risultati dei paesi – la maggior parte come ormai sappiamo – che hanno lasciato la possibilità ai cittadini di non dover giustificare ogni singolo spostamento? Davvero senza perseguitare le grigliate nei tetti, il corridore in spiaggia, l'accompagnatore di un disabile, gli addetti al delivery, gli altri paesi hanno avuto risultati peggiori ? O sono bastate le altre misure messe in atto, per raggiungere risultati del tutto comparabili a quelli italiani? Dato il contesto ben definito in cui ci muoviamo è possibile scegliere un punto di vista "operativo" che permette di evitare molti problemi di interpretazione dei dati. Anche se il totale complessivo degli infetti può essere sottostimato, questo non impedisce di fare un ragionamento su come questo numero cala o cresce. In pratica suggeriamo che il numero di infetti sia una sorta di punta di un iceberg, ma abbastanza indicativo del totale della massa dell'iceberg. Il grafico mostra i nuovi casi giornalieri per milione di abitanti, con media mobile su 7 giorni per togliere le fluttuazioni dovute alle variazioni di rilevazione lungo una settimana. Il giorno di partenza è quello in cui ciascun paese ha osservato un livello pari a 1 caso per milione di abitanti (ad esempio in Italia 60 casi). Essenzialmente i dati dicono quanti nuovi contagiati al giorno vengono dichiarati per milione di abitanti, quantità che approssima abbastanza la percezione che ogni paese ha dell’epidemia. Questo numero è in principio confrontabile tra i diversi paesi. Com'è noto l’obiettivo delle restrizioni applicate è cercare di piegare la traiettoria verso il basso, per annullare il numero di nuovi contagi nel minore tempo possibile. Le frecce colorate aggiunte a mano mostrano con chiarezza che i paesi scelti per il confronto hanno in questo momento delle prospettive migliori delle nostre. E questo non necessariamente perché hanno avuto meno contagi in assoluto, ma perché la loro freccia punta verso il basso più velocemente. Vediamo ora la normativa in vigore nei diversi paesi mostrati in figura, limitatamente alle restrizioni sulla circolazione locale dei singoli : Austria http://archive.vn/cgbnf In nessun luogo è consentito riunirsi in numero superiore a cinque persone. (...) L’attività motoria e sportiva all’aperto è consentita, ma non in gruppo (solo con i familiari con cui si convive) e a distanza di sicurezza di almeno un metro da altre persone. Sono previste sanzioni per i contravventori. Per recarsi in luoghi in cui effettuare passeggiate è consentito l'utilizzo dell'automobile e dal 14/04 anche quello dei mezzi pubblici. Francia http://archive.vn/l3sU5 Sono permesse brevi uscite, entro il limite di un'ora al giorno e entro un raggio massimo di un chilometro intorno alla casa, collegati sia all'attività fisica individuale delle persone, col l'esclusione di qualsiasi pratica sportiva collettiva e della vicinanza di altre persone, o camminando solo con persone conviventi, o per le esigenze degli animali domestici. Svizzera http://archive.vn/coFaS il Consiglio federale ha deciso di vietare gli assembramenti di oltre cinque persone nello spazio pubblico, in particolare nei luoghi pubblici, sui sentieri e nei parchi. Negli assembramenti di fino a cinque persone deve essere mantenuta una distanza di almeno due metri dalle altre persone. In caso di non rispetto la polizia può comminare una multa disciplinare. Come si può osservare tre paesi a noi confinanti sono riusciti a controllare l'epidemia meglio dell'Italia e senza imporre restrizioni draconiane alla circolazione dei singoli. Siamo portati a dedurne che non fosse poi così necessario dover spiegare che si stava uscendo a guardare il chiaro di luna. La scelta dei paesi Noi abbiamo provato a rispettare alcuni parametri: Massima omogeneità. Confrontare società molto diverse non è accurato. Ci potrebbero essere dei popoli con abitudini diverse per cui il virus propaga meno in modo naturale, oppure per qualche motivo geografico/ambientale meno attaccabili. Per questo abbiamo privilegiato nella figura di confronto i paesi confinanti con l'Italia, di cui è ragionevole pensare che siano simili a noi. Un confronto con Corea e Singapore sarebbe meno credibile. Simile intensità. Anche confronti tra paesi con intensità del contagio molto diverse sarebbero stati poco significativi, soprattutto in caso di numeri molto piccoli. Francia e Italia non sono molto diverse, Austria e Svizzera sono sì più piccole e quindi meno colpite in termini assoluti ma i “positivi per milione” hanno tutti raggiunto un centinaio di unità in qualche momento dell'epidemia. Ad ogni modo abbiamo anche ampliato il confronto nella figura complessiva disponibile direttamente sul sito di https://ourworldindata.org (realizzata con dati ufficiali messi a disposizione dallo European Centre for Disease Prevention and Control), all'indirizzo https://ourworldindata.org/grapher/covid-daily-cases-trajectory-per-million?zoomToSelection=true&time=2020-02-01..&country=AUT+FRA+DEU+ITA+NOR+SVN+CHE . Nei 3 paesi aggiunti non confinanti e/o meno colpiti che sembrano avere una efficienza migliore della nostra, questa è la normativa in vigore: Germania http://archive.vn/fJsOk IV. Il lavoro, l'assistenza di emergenza, lo shopping, le visite dal medico, la partecipazione alle riunioni, gli appuntamenti e gli esami necessari, l'aiuto per altri o singoli sport e l'esercizio all'aria aperta, nonché altre attività necessarie sono ovviamente ancora possibili. Norvegia http://archive.vn/zApyi/image Puoi ricevere visite, ma poche persone alla volta. Puoi uscire, ma devi tenere la distanza di sicurezza dalle altre persone. I bambini che sono in buona salute possono stare insieme a piccoli gruppi. Slovenia http://archive.vn/2vYgs L'accesso ai parchi pubblici e ad altre aree pedonali è consentito solo nel comune di residenza permanente o temporanea. Il sindaco può, con una decisione che è resa pubblica, determinare le modalità e le condizioni di accesso o vietare l'accesso a determinati luoghi pubblici e aree del comune. Sono consentiti anche la circolazione, l'accesso e la sosta nei luoghi pubblici a gruppi di persone, nel caso di familiari immediati o membri di una stessa famiglia, e se è possibile garantire una distanza di sicurezza in presenza di gruppi simili. A parziale consolazioni segnaliamo che altri paesi europei che hanno un andamento simile o peggiore al nostro. Ad esempio quelli riportati nella curva: https://ourworldindata.org/grapher/covid-daily-cases-trajectory-per-million?zoomToSelection=true&time=2020-02-01..&country=BEL+ITA+NLD+SWE+ESP Forse non è un caso che tra questi, solo in Spagna sia vigente una normativa restrittiva come quella italiana...
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