
LONTANI E VICINI
ADDIO A MANOLIS GLEZOS, 1922-2020
di George Souvlis* (traduzione di Vincenzo Maccarrone)
06 maggio 2020
ADDIO A MANOLIS GLEZOS, 1922-2020
di George Souvlis* (traduzione di Vincenzo Maccarrone)
06 maggio 2020
Manolis Glezos aveva solo 19 anni quando innescò la resistenza greca contro i nazisti, abbattendo la svastica dall’Acropoli. Era l’inizio di una vita dedicata alla causa degli oppressi – nella quale, come diceva, ‘Nessuna lotta nella quale credi è mai futile’.
Chronis Missios, un compagno di lunga data di Manolis Glezos, aveva espresso la malinconia di molti militanti di sinistra intitolando le sue memorie ‘Fortunati voi che siete morti giovani’. Il titolo si riferiva alla ‘fortuna’ dei suoi compagni comunisti che erano morti abbastanza giovani da evitare di vedere le loro speranze di un futuro post-capitalista brutalmente cancellate. Manolis Glezos non fu fra coloro che morirono giovani – nel corso dei suoi 97 anni ha visto la frustrazione di molti sogni, dalla sopraffazione della sinistra greca alla fine degli anni ’40 del 900 alla capitolazione di Syriza nell’estate del 2015. Ma queste sconfitte non hanno mai convinto Glezos a mollare. Credeva convintamente che ‘ Nessuna lotta nella quale credi è mai futile’ – una massima che lo ha guidato fino ai suoi ultimi giorni.
Glezos era nato nel 1922, mentre la guerra ancora infuriava ai confini della Grecia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Nato nel piccolo villaggio di Apiranthos sull’isola di Naxos, da adolescente si trasferì con la famiglia ad Atene. Nella capitale greca cominciò ad impegnarsi in politica durante gli anni del liceo, tramite la sua partecipazione nelle organizzazioni antifasciste giovanili. Continuò questo attivismo, con sempre maggiore consapevolezza politica, dopo l’inizio dell’occupazione nazista della Grecia nell’aprile del 1941.
Il 30 maggio del 1941, a soli diciannove anni, Glezos e il suo compagno Apostolos Santas misero in atto l’azione per la quale finirono nei libri di storia, strappando la svastica dalla cima dell’Acropoli. Questa azione segnò simbolicamente l’inizio della resistenza greca contro le potenze dell’Asse – e inspirò le persone in tutto il continente a iniziare la lotta contro i nazisti. Il leader della Francia libera Charles de Gaulle arrivò a definire Glezos ‘il primo partigiano europeo’. Tuttavia, come ripeteva Glezos, questa non fu l’impresa di una vita, ma solo un’espressione di una lotta che guidò la sua intera esistenza.
Mantenendo viva la memoria
Da questo punto in poi la vita di Glezos avrebbe seguito la traiettoria – e le molte contraddizioni – della sinistra greca e internazionale. Ci furono, ovviamente, errori, calcoli strategici sbagliati, omissioni. Ci fu tutto quello che una vita di lotta comporta, di fronte agli ostacoli strutturali e ai limiti personali che ogni essere umano deve avere. Ma Glezos continuò con il suo impegno politico attivo, sia come sia – facendo della lotta per gli oppressi uno stile di vita.
L’attivismo politico di Glezos fu accompagnato dalle sue riflessioni sulla storia – compreso sul suo ruolo come parte di un movimento comunista più ampio. Come si sarebbe chiesto retoricamente successivamente:
“Perche’ continuare? Perche’ fare quello che faccio quando ho 92 anni e due mesi? Potrei, dopo tutto, sedermi in panciolle su un divano. Quindi perche’ lo faccio? Pensi che l’uomo seduto in fronte a te sia Manolis, ma ti sbagli. Non lo sono. E non lo sono perche’ non ho dimenticato che ogni volta che qualcuno stava per essere giustiziato [durante la Seconda guerra mondiale] diceva ‘non dimenticatemi. Quando dite buongiorno, pensate a me. Quando brindate, dite il mio nome’. E questo è quello che sto facendo mentre vi parlo – mentre faccio quello che faccio. L’uomo che vedete di fronte a voi è tutto quelle persone. E tutto questo è per non dimenticarle.”
In un certo senso potremmo dire che Glezos incarnava l’ammonimento di Walter Benjamin riguardo alla necessità di mantenere viva la memoria di coloro che sono morti nella lotta. Glezos seguì questo ammonimento non solo tramite i suoi scritti storici – come aveva suggerito il critico tedesco – ma anche tramite il suo atteggiamento. Questo approccio di Glezos era profondamente personale, non ultimo perche’ fra coloro che morirono lottando per un mondo migliore c’era suo fratello, anch’esso partigiano. Cercare di mantenere viva la memoria di suo fratello – e i suoi ideali politici – era un’altra motivazione per il suo impegno tenace.
Questo fu spiegato in un’intervista che il partigiano greco concesse a Jerome Roos. Roos raccontò come, durante il loro incontro, Glezos avesse
“Mostrato un pezzo di tessuto dentro l’elmetto di suo fratello, sul quale egli aveva scarabocchiato poche parole di addio per la madre. Apparentemente, il fratello lasciò un indirizzo sul pezzo di tessuto e lo buttò fuori dal camion militare che lo stava portando alla sua esecuzione. Qualcuno lo trovò e lo spedì alla famiglia di Glezos. Manolis lo tenne con sé per tutta la vita. Fu in quel momento che capii che una delle ragioni per cui egli continuò la sua lunga e infaticabile lotta anche dopo aver compiuto novant’anni era onorare l’eredità di suo fratello.”
L’impegno nel partito
Attivo politicamente durante la resistenza, alla fine della guerra Glezos entrò nella Sinistra Democratica Unita (EDA). Questo partito doveva sostituire il Partito Comunista Greco (KKE), che era stato bandito, anche se nel corso degli anni aveva adottato una piattaforma politica più ampia, integrando varie istanze politiche. Glezos fu eletto in parlamento per l’EDA nel 1951, anche se era in prigione a seguito della repressione contro la sinistra.
Questo non fu un evento eccezionale per Glezos – la prigione fu parte integrante della sua vita, come fu per molti della sinistra greca nel periodo fra l’inizio del regime di Ioannis Metaxas nel 1936 e il ristabilimento della democrazia parlamentare nel 1974. In totale, Glezos passò undici anni in prigione e più di quattro in esilio – oltre a essere condannato a morte due volte. Dopo decenni di attività legali e illegali durante il regime dittatoriale greco post-bellico, fu rilasciato dalla prigione per l’ultima volta solo nel 1971.
Dopo il collasso della giunta militare, Glezos fu eletto in parlamento due volte per il partito socialista PASOK, nel 1981 e nel 1985. Fu un periodo nel quale il PASOK si trovava alla sinistra della maggior parte dei partiti social-democratici europei, insistendo sulla necessità di una democratizzazione su ampia scala e sulla redistribuzione della ricchezza. Ma nel 1986 lasciò il parlamento per tornare ad Apiranthos, il villaggio dove era nato. Il suo impegno politico locale fu piuttosto inusuale, perche’ usò il suo ruolo come presidente del consiglio locale per lanciare un esperimento di democrazia diretta di vasta portata.
Questa preoccupazione per sviluppare il potere dal basso era una ‘revisione’ dei postulati della sinistra greca – indicativa della riconcettualizzazione della politica comunista nella quale Glezos si impegnò durante gli anni Ottanta. Secondo Glezos, ogni progetto comunista reale deve comportare la partecipazione sostanziale delle masse popolari – non essere soltanto stabilito per decreto. Benché’ Glezos fosse un comunista convinto da sempre, questo episodio dimostra la sua volontà di imparare e l’assenza di rigidità’ dottrinale. E mentre questo esperimento si svolse in un paesino, Glezos ebbe la fortuna di vedere questo tipo di politica assumere dimensioni di massa con il movimento delle occupazioni delle piazze nel 2011, al quale si dedicò.
Con il nuovo millennio, Glezos si era impegnato nel partito di sinistra radicale Synaspismos e, tramite esso, nella coalizione Syriza, sulla base della sua formazione politica ‘Cittadini Attivi’. Mentre la Grecia veniva colpita duramente dall’austerità a seguito dello scoppio della crisi finanziaria, il veterano Glezos fu eletto ancora una volta membro del parlamento greco nel 2012, prima di essere eletto al parlamento europeo nel 2014, alla veneranda età di novantun anni.
Glezos cercò di utilizzare la sua attività parlamentare per dare una voce ai movimenti anti-austerity. Per questa ragione, benché’ avesse disposto le sue speranze nella resistenza di Syriza ai diktat europei, fu grandemente deluso dall’accettazione di Alexis Tsipras di un nuovo memorandum di austerità nel luglio del 2015 – e si dimise dal parlamento europeo nello stesso mese.
Glezos non smise mai la sua lotta perche’ la Germania pagasse le riparazioni di guerra alla Grecia, come compensazione per le atrocità naziste perpetrate durante l’occupazione nel corso della Seconda guerra mondiale. Questa domanda non aveva però un tratto nazionalistico. È in questo senso che dovremmo leggere la sua azione del 2017, quando prese l’ambasciatore tedesco per mano per portarlo al memoriale dei caduti per mano nazista – deponendo una corona, nonostante i tentativi di bloccarlo. Nel corso di tutta la sua vita’, espresse solidarietà a tutti coloro che lottavano contro l’oppressione e il colonialismo, ad esempio le lotte del popolo palestinese e del popolo curdo per l’autodeterminazione e la dignità.
Nessuna lotta è inutile
Il 30 marzo Manolis Glezos è morto, la sua lotta quasi centenaria conclusa per colpa di un’insufficienza cardiaca. Ci lascia in un momento difficile non soltanto per la sinistra ma per l’umanità nel suo complesso – quando avremmo bisogno di lui ora più che mai. La sua vita non sarà celebrata, come avrebbe dovuto essere e certamente sarebbe stato, da un funerale dove i suoi compagni e i suoi innumerevoli ammiratori avrebbero potuto offrirgli un tributo.
Ma la vita di Glezos è stata una vita completa. Molte delle sue speranze sono svanite – e ci sono stati periodi bui cosi’ come momenti di orgogliosa resistenza. Ma la sua lotta è stata costante e senza compromessi. Come dice il suo vecchio compagno Missios, una vita caratterizzata dalla libertà, dalla convinzione, in armonia con sé stessi, non termina certo con la morte di un uomo, ma con la trasmissione dello stesso spirito a migliaia di altri.
In questo senso, dovremmo considerarci fortunati per il fatto che sediamo sulle spalle di giganti come Manolis Glezos. Quando brinderemo a lui, quando diremo il suo nome, quando proveremo a seguire i suoi passi, la cosa importante è lottare con determinazione per quello che pensiamo sia giusto. Perche’, come diceva questo grande uomo, nessuna lotta è mai inutile.
*Articolo apparso in lingua inglese su https://www.jacobinmag.com/2020/04/manolis-glezos-obituary-greece-nazi-resistance
Chronis Missios, un compagno di lunga data di Manolis Glezos, aveva espresso la malinconia di molti militanti di sinistra intitolando le sue memorie ‘Fortunati voi che siete morti giovani’. Il titolo si riferiva alla ‘fortuna’ dei suoi compagni comunisti che erano morti abbastanza giovani da evitare di vedere le loro speranze di un futuro post-capitalista brutalmente cancellate. Manolis Glezos non fu fra coloro che morirono giovani – nel corso dei suoi 97 anni ha visto la frustrazione di molti sogni, dalla sopraffazione della sinistra greca alla fine degli anni ’40 del 900 alla capitolazione di Syriza nell’estate del 2015. Ma queste sconfitte non hanno mai convinto Glezos a mollare. Credeva convintamente che ‘ Nessuna lotta nella quale credi è mai futile’ – una massima che lo ha guidato fino ai suoi ultimi giorni.
Glezos era nato nel 1922, mentre la guerra ancora infuriava ai confini della Grecia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Nato nel piccolo villaggio di Apiranthos sull’isola di Naxos, da adolescente si trasferì con la famiglia ad Atene. Nella capitale greca cominciò ad impegnarsi in politica durante gli anni del liceo, tramite la sua partecipazione nelle organizzazioni antifasciste giovanili. Continuò questo attivismo, con sempre maggiore consapevolezza politica, dopo l’inizio dell’occupazione nazista della Grecia nell’aprile del 1941.
Il 30 maggio del 1941, a soli diciannove anni, Glezos e il suo compagno Apostolos Santas misero in atto l’azione per la quale finirono nei libri di storia, strappando la svastica dalla cima dell’Acropoli. Questa azione segnò simbolicamente l’inizio della resistenza greca contro le potenze dell’Asse – e inspirò le persone in tutto il continente a iniziare la lotta contro i nazisti. Il leader della Francia libera Charles de Gaulle arrivò a definire Glezos ‘il primo partigiano europeo’. Tuttavia, come ripeteva Glezos, questa non fu l’impresa di una vita, ma solo un’espressione di una lotta che guidò la sua intera esistenza.
Mantenendo viva la memoria
Da questo punto in poi la vita di Glezos avrebbe seguito la traiettoria – e le molte contraddizioni – della sinistra greca e internazionale. Ci furono, ovviamente, errori, calcoli strategici sbagliati, omissioni. Ci fu tutto quello che una vita di lotta comporta, di fronte agli ostacoli strutturali e ai limiti personali che ogni essere umano deve avere. Ma Glezos continuò con il suo impegno politico attivo, sia come sia – facendo della lotta per gli oppressi uno stile di vita.
L’attivismo politico di Glezos fu accompagnato dalle sue riflessioni sulla storia – compreso sul suo ruolo come parte di un movimento comunista più ampio. Come si sarebbe chiesto retoricamente successivamente:
“Perche’ continuare? Perche’ fare quello che faccio quando ho 92 anni e due mesi? Potrei, dopo tutto, sedermi in panciolle su un divano. Quindi perche’ lo faccio? Pensi che l’uomo seduto in fronte a te sia Manolis, ma ti sbagli. Non lo sono. E non lo sono perche’ non ho dimenticato che ogni volta che qualcuno stava per essere giustiziato [durante la Seconda guerra mondiale] diceva ‘non dimenticatemi. Quando dite buongiorno, pensate a me. Quando brindate, dite il mio nome’. E questo è quello che sto facendo mentre vi parlo – mentre faccio quello che faccio. L’uomo che vedete di fronte a voi è tutto quelle persone. E tutto questo è per non dimenticarle.”
In un certo senso potremmo dire che Glezos incarnava l’ammonimento di Walter Benjamin riguardo alla necessità di mantenere viva la memoria di coloro che sono morti nella lotta. Glezos seguì questo ammonimento non solo tramite i suoi scritti storici – come aveva suggerito il critico tedesco – ma anche tramite il suo atteggiamento. Questo approccio di Glezos era profondamente personale, non ultimo perche’ fra coloro che morirono lottando per un mondo migliore c’era suo fratello, anch’esso partigiano. Cercare di mantenere viva la memoria di suo fratello – e i suoi ideali politici – era un’altra motivazione per il suo impegno tenace.
Questo fu spiegato in un’intervista che il partigiano greco concesse a Jerome Roos. Roos raccontò come, durante il loro incontro, Glezos avesse
“Mostrato un pezzo di tessuto dentro l’elmetto di suo fratello, sul quale egli aveva scarabocchiato poche parole di addio per la madre. Apparentemente, il fratello lasciò un indirizzo sul pezzo di tessuto e lo buttò fuori dal camion militare che lo stava portando alla sua esecuzione. Qualcuno lo trovò e lo spedì alla famiglia di Glezos. Manolis lo tenne con sé per tutta la vita. Fu in quel momento che capii che una delle ragioni per cui egli continuò la sua lunga e infaticabile lotta anche dopo aver compiuto novant’anni era onorare l’eredità di suo fratello.”
L’impegno nel partito
Attivo politicamente durante la resistenza, alla fine della guerra Glezos entrò nella Sinistra Democratica Unita (EDA). Questo partito doveva sostituire il Partito Comunista Greco (KKE), che era stato bandito, anche se nel corso degli anni aveva adottato una piattaforma politica più ampia, integrando varie istanze politiche. Glezos fu eletto in parlamento per l’EDA nel 1951, anche se era in prigione a seguito della repressione contro la sinistra.
Questo non fu un evento eccezionale per Glezos – la prigione fu parte integrante della sua vita, come fu per molti della sinistra greca nel periodo fra l’inizio del regime di Ioannis Metaxas nel 1936 e il ristabilimento della democrazia parlamentare nel 1974. In totale, Glezos passò undici anni in prigione e più di quattro in esilio – oltre a essere condannato a morte due volte. Dopo decenni di attività legali e illegali durante il regime dittatoriale greco post-bellico, fu rilasciato dalla prigione per l’ultima volta solo nel 1971.
Dopo il collasso della giunta militare, Glezos fu eletto in parlamento due volte per il partito socialista PASOK, nel 1981 e nel 1985. Fu un periodo nel quale il PASOK si trovava alla sinistra della maggior parte dei partiti social-democratici europei, insistendo sulla necessità di una democratizzazione su ampia scala e sulla redistribuzione della ricchezza. Ma nel 1986 lasciò il parlamento per tornare ad Apiranthos, il villaggio dove era nato. Il suo impegno politico locale fu piuttosto inusuale, perche’ usò il suo ruolo come presidente del consiglio locale per lanciare un esperimento di democrazia diretta di vasta portata.
Questa preoccupazione per sviluppare il potere dal basso era una ‘revisione’ dei postulati della sinistra greca – indicativa della riconcettualizzazione della politica comunista nella quale Glezos si impegnò durante gli anni Ottanta. Secondo Glezos, ogni progetto comunista reale deve comportare la partecipazione sostanziale delle masse popolari – non essere soltanto stabilito per decreto. Benché’ Glezos fosse un comunista convinto da sempre, questo episodio dimostra la sua volontà di imparare e l’assenza di rigidità’ dottrinale. E mentre questo esperimento si svolse in un paesino, Glezos ebbe la fortuna di vedere questo tipo di politica assumere dimensioni di massa con il movimento delle occupazioni delle piazze nel 2011, al quale si dedicò.
Con il nuovo millennio, Glezos si era impegnato nel partito di sinistra radicale Synaspismos e, tramite esso, nella coalizione Syriza, sulla base della sua formazione politica ‘Cittadini Attivi’. Mentre la Grecia veniva colpita duramente dall’austerità a seguito dello scoppio della crisi finanziaria, il veterano Glezos fu eletto ancora una volta membro del parlamento greco nel 2012, prima di essere eletto al parlamento europeo nel 2014, alla veneranda età di novantun anni.
Glezos cercò di utilizzare la sua attività parlamentare per dare una voce ai movimenti anti-austerity. Per questa ragione, benché’ avesse disposto le sue speranze nella resistenza di Syriza ai diktat europei, fu grandemente deluso dall’accettazione di Alexis Tsipras di un nuovo memorandum di austerità nel luglio del 2015 – e si dimise dal parlamento europeo nello stesso mese.
Glezos non smise mai la sua lotta perche’ la Germania pagasse le riparazioni di guerra alla Grecia, come compensazione per le atrocità naziste perpetrate durante l’occupazione nel corso della Seconda guerra mondiale. Questa domanda non aveva però un tratto nazionalistico. È in questo senso che dovremmo leggere la sua azione del 2017, quando prese l’ambasciatore tedesco per mano per portarlo al memoriale dei caduti per mano nazista – deponendo una corona, nonostante i tentativi di bloccarlo. Nel corso di tutta la sua vita’, espresse solidarietà a tutti coloro che lottavano contro l’oppressione e il colonialismo, ad esempio le lotte del popolo palestinese e del popolo curdo per l’autodeterminazione e la dignità.
Nessuna lotta è inutile
Il 30 marzo Manolis Glezos è morto, la sua lotta quasi centenaria conclusa per colpa di un’insufficienza cardiaca. Ci lascia in un momento difficile non soltanto per la sinistra ma per l’umanità nel suo complesso – quando avremmo bisogno di lui ora più che mai. La sua vita non sarà celebrata, come avrebbe dovuto essere e certamente sarebbe stato, da un funerale dove i suoi compagni e i suoi innumerevoli ammiratori avrebbero potuto offrirgli un tributo.
Ma la vita di Glezos è stata una vita completa. Molte delle sue speranze sono svanite – e ci sono stati periodi bui cosi’ come momenti di orgogliosa resistenza. Ma la sua lotta è stata costante e senza compromessi. Come dice il suo vecchio compagno Missios, una vita caratterizzata dalla libertà, dalla convinzione, in armonia con sé stessi, non termina certo con la morte di un uomo, ma con la trasmissione dello stesso spirito a migliaia di altri.
In questo senso, dovremmo considerarci fortunati per il fatto che sediamo sulle spalle di giganti come Manolis Glezos. Quando brinderemo a lui, quando diremo il suo nome, quando proveremo a seguire i suoi passi, la cosa importante è lottare con determinazione per quello che pensiamo sia giusto. Perche’, come diceva questo grande uomo, nessuna lotta è mai inutile.
*Articolo apparso in lingua inglese su https://www.jacobinmag.com/2020/04/manolis-glezos-obituary-greece-nazi-resistance
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